Ci sono voluti quattro anni di iter parlamentare e il ricorso al voto di fiducia (320 sì, 149 no e un’astensione), ma ora la riforma del processo penale è legge. Il via libera definitivo è arrivato ieri, mercoledì 14 giugno: 267 i voti favorevoli al provvedimento, mentre i 136 contrari appartengono a Movimento 5 stelle, Sinistra italiana, Forza Italia, Scelta civica e i Conservatori e riformisti di Raffaele Fitto. Hanno optato per l’astensione i membri del Movimento democratici e progressisti.

Garanzie e pene più severe – «È un provvedimento dalla chiara impronta garantista che introduce importanti elementi nel nostro ordinamento, in grado di intercettare bisogni ed esigenze reali dei cittadini, prima fra tutte la certezza della pena», ha commentato Vanna Iori del Pd, che siede nella commissione Giustizia della Camera. Tra le principali novità ci sono pene più severe per i furti in casa e le rapine. «I furti in casa, in particolare, rappresentano una gravissima e intollerabile violazione della privacy personale e familiare che deve essere contrastata in modo efficace: pene più severe possono avere un effetto deterrente e dare un duro colpo alla recidiva, cioè alla reiterazione del reato» prosegue Iori. Più severe le pene anche per il voto di scambio mafioso. I reati procedibili a querela di parte, invece, non esisteranno più, verranno cioè cancellati d’ufficio nel momento in cui chi li ha commessi risarcirà il danno e riparerà completamente alle conseguenze del suo gesto.

Prolungamento della prescrizione e polemiche – Altre novità riguardano tempi di prescrizione più lunghi per i casi di corruzione, limiti alla pubblicazione di intercettazioni, tempi certi per l’azione penale, impugnazioni più semplici e giustizia riparatoria. Il prolungamento dei tempi di prescrizione ha incontrato il parere contrario di diversi penalisti, in sciopero ormai da una settimana. Motivo del contendere è la possibilità di prolungare i processi fino a 18 mesi, grazie all’inserimento di nuove clausole interruttive. La prescrizione aumenterà per i reati di corruzione propria e impropria, corruzione in atti giudiziari, induzione indebita e truffa aggravata per conseguire erogazioni pubbliche. Tutti reati che tendono ad esser scoperti molto tempo dopo essere stati commessi. Il termine di prescrizione, al massimo, sarà pari alla pena edittale aumentata della metà (o di un quarto, in caso di reati di minor gravità). I processi per delitti contro la Pubblica amministrazione dovranno avere priorità assoluta. Tra i contrari all’allungamento della prescrizione c’è il ministro degli Affari regionali Enrico Costa, che accusa il Pd di aver forzato la mano e rivendica la posizione di Forza Italia. Secondo lui «per alcuni reati, bloccare il conto alla rovescia di un anno e mezzo per ogni grado di giudizio ci porta a un passo dal processo perpetuo». Il governo sarebbe dunque responsabile, per Costa, di scaricare sui cittadini le carenze del sistema giudiziario.

Intercettazioni, sentenze e pene carcerarie – Per quanto riguarda le intercettazioni, faranno parte degli atti giudiziari a patto che si garantisca la privacy delle persone non direttamente coinvolte nelle indagini. Nuove direttive anche per le sentenze, che dovranno prevedere motivazioni più brevi e dirette. Il provvedimento parla anche di un trattamento personalizzato per i carcerati, più marcatamente improntato alla rieducazione e al reinserimento nella società.