Un’agenda piena, quella del Parlamento, che lunedì 19 giugno voterà il disegno di legge proposto dalla deputata Carolina Varchi in materia di maternità surrogata. Domani sarà il turno del Ddl Nordio, la riforma della giustizia approvata una settimana fa dal Consiglio dei ministri.

La deputata Carolina Varchi (Fonte: Ansa)

La deputata Carolina Varchi (Fonte: Ansa)

Gestazione per altri – Il testo proposto dalla deputata di Fratelli d’Italia modificherebbe l’articolo 12 della legge 40 del 19 febbraio 2004, che vieta la pratica della maternità surrogata in territorio italiano. Con la nuova proposta di legge il reato diventerebbe universale. Questo significa che, se a commetterlo sono persone che possiedono la cittadinanza italiana, queste sarebbero perseguibili penalmente anche se residenti in paesi in cui la pratica è legale, come Canada o Stati Uniti. Il testo permette quindi di perseguire chi rientra in Italia dopo aver fatto ricordo alla procedura, una pratica comune tra le coppie omosessuali, ma non solo, che vogliono avere un figlio.

Chi si oppone – La voce del disaccordo che si è fatta sentire con più forza è stata quella di +Europa, con l’emendamento proposto dal deputato Riccardo Magi, che chiedeva la depenalizzazione del reato, ma la minoranza non è allineata. Il Movimento 5 Stelle ha votato a favore, mentre una parte del Partito Democratico ha fatto notare come sarebbe necessaria una convenzione internazionale che stabilisca un’unica condotta da perseguire. Magi ha inoltre fatto notare come questo provvedimento potrebbe portare a situazioni paradossali in caso di coppie con cittadinanza diversa tra i due partner. Il senatore di Italia Viva Ivan Scalfarotto ha presentato un testo alternativo redatto dall’associazione Luca Coscioni che lascia intatto il divieto di utero surrogato commerciale, ma  regola l’accesso alla tecnica con gravidanza solidale.

Le intercettazioni – Domani, martedì 20 giugno, sarà il turno del disegno di legge proposto dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio. Al centro della riforma la cancellazione del reato d’abuso d’ufficio e una stretta sulle intercettazioni. L’obiettivo è evitare che le conversazioni telefoniche che emergono da indagini delle Procure finiscano sui giornali. Una persona citata nelle dialoghi intercettati, ma non coinvolta nelle indagini, non deve essere presente negli atti e i riferimenti vanno eliminati. Tanto meno deve essere presente in una pubblicazione giornalistica. Sui giornali il divieto sarà sempre valido, a meno che le intercettazioni non siano “riprodotte dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzate nel corso del dibattimento”. Dunque se una telefonata intercettata non finisce negli atti pubblici del processo, allora non può essere pubblicata.

Il disaccordo – Non ha tardato la dichiarazione del leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte a proposito dell’abuso d’ufficio: «L’abolizione di quel reato significa solo che vuoi rendere legittime le raccomandazioni nei concorsi e nelle assunzioni anche nel pubblico. E chi viene favorito? Gli amici e i soliti ricchi e potenti». Tuttavia questa volta l’opposizione non ha riguardato solo il mondo della politica. Anche l’Associazione nazionale magistrati (Anm) ha sottolineato alcune criticità, soprattutto in materia di rimozione del reato di abuso d’ufficio.

Le dichiarazioni del Ministro Nordio – Il duro botta e risposta con l’Anm, in cui Nordio ha accusato gli ex-colleghi di «interferenza», ha messo in luce la scelta della maggioranza di non schierarsi apertamente dalla parte del ministro. Oggi Nordio ha parlato ai microfoni di Agorà, su Rai Tre. «In questo momento siamo intervenuti parzialmente per tutelare il terzo, cioè la persona che viene citata nelle conversazioni con altri – ha spiegato – ma successivamente interverremo anche per tutelare la dignità e la riservatezza, perché la riservatezza è l’altro lato della libertà. Naturalmente senza compromettere le indagini per i grandi crimini della delinquenza organizzata». Inoltre, secondo molti organi d’informazione, l’intenzione del ministro sarebbe quella di apporre un tetto al numero delle intercettazioni per ragioni economiche.