L’Iva non aumenterà dal 21 al 22 per cento, almeno fino ad ottobre. A stabilirlo è un decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri del 26 giugno. La più celebre tra le imposte, quella sul “valore aggiunto” di beni e servizi, non crescerà di un punto per altri tre mesi. Una delle misure più temute tra gli interventi in materia economica e fiscale del governo Letta, accusata di dare una mazzata definitiva alla già grave crisi dei consumi, è stata così rinviata.
Non tutti nel mondo politico sono però apparsi del tutto soddisfatti: “Lo stop all’Iva? Che l’aumento sia rinviato di tre mesi non è una buona notizia, perché produce incertezza e caos”. Così il capogruppo Pdl alla Camera, Renato Brunetta, ex Ministro della Pubblica Amministrazione, si è scagliato contro la tempistica e la modalità del rinvio dell’imposta. “Bisognava farlo slittare fino a fine anno”, ha continuato Brunetta, “vediamo se in Parlamento riusciamo a farlo. Le coperture che sono state trovate per evitare questo aumento sono assolutamente inadeguate. Sono, l’ho detto io per primo, una presa in giro, anzi, un raggiro”.
La questione delle coperture per il mancato gettito (circa 1 miliardo di euro) è delicata: il provvedimento sarà reso possibile, secondo il progetto di Saccomanni, raddoppiando la tassa sulle sigarette elettroniche, forse dal 2014. Oppure aumentando alcune accise e anticipando il saldo di alcune imposte come Irpef, Ires e Irap. Oppure ancora usando gli acconti dovuti dagli istituti di credito sulle ritenute fiscali nel 2013. Brunetta, però, spera che il testo del decreto cambi in Parlamento: “Entra in vigore subito e così l’Iva non aumenta, e questa è una buona notizia. La copertura può essere ancora cambiata, e per quanto mi riguarda sarà cambiata da una decisione di maggioranza”.
Federico Thoman