Il 3 novembre 2017 il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha promulgato il Rosatellum bis, anche noto come Rosatellum. La nuova legge elettorale, che prende il nome dal capogruppo Pd Ettore Rosato, è stata approvata con l’appoggio di Pd, Forza Italia, Lega e Alternativa Popolare e sostituisce l’italicum modificato dalla Corte Costituzionale alla Camera e il Consultellum al Senato. Ma come funziona? Vediamolo in dettaglio.

Sistema misto – Il Rosatellum è un sistema misto tra il proporzionale e il maggioritario. Un terzo dei parlamentari viene cioè eletto in collegi uninominali dove vince il candidato che ottiene più voti. I restanti due terzi dei deputati e dei senatori sono invece scelti con un sistema proporzionale che assegna un numero di seggi in base alla percentuale di voto ottenuta dal partito. Nella Camera ci saranno quindi 232 deputati eletti con il maggioritario, 386 con il proporzionale e 12 nelle circoscrizioni estere. A Palazzo Madama, invece, 116 senatori verranno scelti con il maggioritario, 193 con il proporzionale e 6 nelle circoscrizioni estere.

Collegi – Il Rosatellum prevede la presenza di collegi uninominali e plurinominali. Questi ultimi verranno definiti con un decreto del governo e saranno formati dall’accorpamento di più collegi uninominali. I collegi plurinominali possono eleggere un massimo di 8 candidati con un sistema che prevede liste bloccate con un minimo di due e un massimo di quattro nomi per ciascuna formazione politica. Non ci saranno perciò le preferenze.

Coalizioni – Il Rosatellum prevede la possibilità di coalizzarsi. I partiti che vogliono correre insieme non devono presentare né un programma né un candidato comune. Basta che facciano una “dichiarazione di apparentamento”. Una lista può quindi sostenere il candidato di una coalizione nell’uninominale e presentarsi singolarmente nel proporzionale.

Soglia di sbarramento – Il Rosatellum prevede una soglia di sbarramento al 3% su base nazionale sia al Senato che alla Camera con un’unica eccezione relativi ai partiti che rappresentano minoranze linguistiche. Per entrare in Parlamento, questi dovranno infatti ottenere il 20% nella regione di riferimento. Diverso è il discorso per le coalizioni per le quali è prevista una soglia al 10%. Nelle coalizioni confluiscono anche i voti delle liste ad esse appartenenti che non raggiungono il 3% ma superano l’1% come nel caso delle cosiddette “liste civetta” che intercettano la sensibilità di gruppi ristretti della società (es. animalisti).

Candidati e quote rosa– Un candidato del collegio uninominale può presentarsi anche nei collegi plurinominali, fino a un massimo di cinque. Se viene scelto in più di un collegio plurinominale, gli verrà assegnato il seggio corrispondente al collegio in cui la lista ha preso una percentuale minore di voti. Se invece, verrà eletto con l’uninominale, vincerà il seggio corrispondente al collegio uninominale. Se il candidato appartiene a un partito che non raggiunge il 3% ma viene eletto nel maggioritario, avrà comunque un seggio. Il Rosatellum prevede inoltre che ciascuno dei due sessi non rappresenti più del 60% dei candidati in un listino bloccato nei collegi plurinominali, né che superi il 60% dei capilista di un singolo partito. Nei collegi plurinominali con due seggi da assegnare, i candidati del listino dovranno quindi essere un uomo e una donna. Se i seggi sono tre, dovranno essere due uomini e una donna o due donne e un uomo. Nei collegi plurinominali più grandi, dove si possono eleggere massimo 8 candidati, tre di questi dovranno essere uomini e una donna o l’inverso.

Il voto – Il Rosatellum prevede un’unica scheda elettorale, valida sia per il voto della parte maggioritaria per per quello della quota proporzionale. Nel foglio verranno indicato il nome del candidato nel maggioritario, i simboli delle liste e i nomi dei candidati (da 2 a 4) a lui collegati nella parte proporzionale. L’elettore può quindi mettere un segno nella lista, votando così anche per il candidato corrispondente, o scegliere un candidato. Due sono le possibilità in questo caso. Se il candidato scelto è sostenuto da un partito, il voto verrà esteso a quel partito. Se invece appartiene ad una coalizione, il voto verrà distribuito proporzionalmente tra le liste che sostengono la coalizione in quella circoscrizione. Se c’è un segno sia sul candidato sia sulla lista, il voto è comunque valido. Lo stesso non si può dire del voto disgiunto. Nel caso in cui ci sia una croce su un candidato appartenente a una lista, e un’altra croce su una lista diversa, la scheda verrà annullata.

Misure antifrode – Il Rosatellum è la prima legge elettorale che prova a contrastare il voto di scambio. Come? Con una specie di tagliando che gli scrutatori metteranno nella scheda prima di consegnarla all’elettore e toglieranno prima di depositare il foglio nell’urna. Il sistema dovrebbe impedire che gli elettori sostituiscano la scheda appena ricevuta con un fac simile dove è già stato apposto il voto.