Le colombe del Pd misurano le parole, i falchi del Pdl vanno all’attacco. Ma la voliera è la stessa, e – il giorno dopo la requisitoria di Ilda Boccassini contro Silvio Berlusconi – il rischio di incidente tra i coinquilini delle larghe intese non è così lontano. E contro ogni fair play Daniela Santanché lancia la sua provocazione: «Allora anche io sono una prostituta».
La parola d’ordine fin da subito era stata di tenere i toni bassi. In questa direzione vanno le dichiarazioni del Pd. Sia Francesco Boccia che Paola De Micheli rendono merito a Berlusconi di aver pubblicamente assicurato che le sue grane giudiziarie «non debbano intaccare minimamente il governo». «Spero che questa sia la linea di tutto il Pdl altrimenti significherebbe considerare finita la legislatura», è l’auspicio del presidente della commissione Bilancio. «La giustizia farà il suo corso, e dobbiamo tutti abbassare i toni. Apprezzo la capacità dimostrata dalla collega Gelmini di voler separare le vicende giudiziarie da quelle strettamente politiche», ha detto invece la onorevole Pd.
Anche in area Pdl ci si sforza di convivere. Anche se con qualche difficoltà sul tema della giustizia. Se infatti l’ex ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini assicura – dai microfoni di Radio 1 – che «non ci sarà alcun fallo di reazione», c’è chi non riesce a trattenersi. «Il fatto che la signora Boccassini abbia detto che tutte le donne che frequentavano Arcore erano delle prostitute – ha detto Daniela Santanché ad Agorà su Rai 3 – significa che mi sono presa della prostituta perché sono andata decine di volte lì a cena o a pranzo, visto che Berlusconi è anche il nostro leader politico». Per la portavoce nazionale del partito l’eventuale condanna di Berlusconi il 24 giugno «è una cosa certa». Ma «sino al terzo grado di giudizio – ha precisato – nessuno è colpevole».
Lucia Maffei