Il 40% dei lavoratori italiani guadagna meno di 10 euro lordi l’ora e il 22% è sotto i 9 euro. È quanto emerge dai dati comunicati dall’Inps alla commissione lavoro del Senato. In particolare, a essere svantaggiati sono le donne e gli under 35. Tra le prime il 26% guadagna meno di 9 euro l’ora, mentre tra i secondi è il 38% a guadagnare meno di tale cifra. L’artigianato è il settore con i salari più bassi: il 54% non raggiunge i 9 euro. Per rimediare a questa situazione, al Senato si stanno esaminando le proposte di legge del M5s e del Pd per istituire una retribuzione minima oraria di 9 euro l’ora. Lordi per i grillini, netti per i democratici.

La situazione attuale – Nell’Unione europea 22 Stati su 28 hanno leggi sul salario minimo, mentre nei restanti 6 paesi (Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia, Italia e Svezia) l’individuazione della paga base viene demandata ad accordi tra le imprese e i sindacati. I contratti collettivi di categoria stabiliscono diversi livelli all’interno dei quali sono inquadrati i lavoratori. Ad ogni livello corrisponde una retribuzione, ma ogni contratto collettivo stabilisce cifre diverse. Inoltre ci sono lavoratori che non sono tutelati da alcun accordo nazionale di retribuzione. Davanti alla proposta di un salario minimo stabilito per legge vi sono favorevoli e contrari. I primi sostengono che in questo modo verrebbe aumentato il tenore di vita dei lavoratori e ridotte la povertà e le disuguaglianze sociali. I secondi, invece, prevedono un aumento della disoccupazione e lo reputano dannoso per le imprese.

La politica – All’indomani della vittoria di Nicola Zingaretti alle primarie del Pd, Luigi Di Maio, capo politico del M5s, aveva invitato il Pd ad approvare la proposta grillina sul salario minimo. Il Pd rispose facendo presente che aveva già presentato un disegno di legge sul tema. In ogni caso, Di Maio ora auspica che tutte le forze politiche, «Dalla Lega al Pd», votino per una legge sul salario minimo. Confindustria e i sindacati, però, si dichiarano contrari perché vorrebbero lasciare il tema alla negoziazione. Alcune associazioni, invece, limiterebbero la legge sul salario minimo solo alle categorie rimaste scoperte dalla contrattazione collettiva.