Rimane alta la tensione dopo gli scontri avvenuti a Milano e Bologna sabato 9 novembre tra manifestanti e forze dell’ordine. Nella città meneghina era in programma un corteo pro Palestina,  mentre nel capoluogo emiliano erano in corso due cortei organizzati dai collettivi antifascisti da un lato e dalla Rete dei Patrioti con CasaPound dall’altro. Il giorno dopo, nel corso di un incontro con i cittadini a Bettona (Perugia) in vista delle elezioni regionali in Umbria, il vicepresidente del Consiglio dei ministri Matteo Salvini ha commentato i fatti: «Bisogna chiuderli questi centri sociali occupati dai comunisti e lo chiederò oggi stesso al ministro Piantedosi». Salvini ha poi aggiunto che «chiederà una ricognizione di tutti i centri sociali di sinistra occupati abusivamente perché sono covi di delinquenti». L’attuale Ministro delle infrastrutture e dei trasporti aveva già minacciato di volerli chiudere nel 2019, quando affermò che «l’utilità sociale di quei centri è pari a quelli dei campi Rom».

La mappa – Ma cosa sono i centri sociali? Sono «strutture in cui si svolgono attività sociali, ricreative e culturali gestite da organizzazioni senza scopo di lucro, da istituzioni o da privati», secondo il dizionario di Internazionale. In Italia i primi nascono all’inizio degli anni Settanta, quando molti giovani cercavano luoghi di aggregazione che non fossero controllati dalle istituzioni tradizionali. Solitamente sorgono all’interno di aree abbandonate nelle periferie urbane o in zone degradate delle città. Nonostante queste occupazioni siano oggetto di contese con le autorità locali hanno spesso ricadute positive sui territori dal momento che consentono un recupero in termini sociali di ambienti marginali.  A Milano i centri sociali attivi sono una quindicina e sono impegnati nell’organizzazione un ampio spettro di attività, dagli spettacoli teatrali a dibattiti e conferenze fino ad allenamenti di bike polo. Nel capoluogo lombardo il principale è il Leoncavallo SPA (Spazio Pubblico Autogestito), fondato nel 1975 a seguito dell’occupazione di un’area dismessa di 3600mq in via Leoncavallo 22 da parte di militanti extraparlamentari. Altri centri sociali milanesi sono il Centro Sociale Cantiere, il Csoa Cox18 e la Cascina Torchiera.

Non solo sinistra – Anche nelle altre grandi città italiane sono sorti nel corso degli anni numerosi centri sociali. In tal senso un importante impulso al loro sviluppo è stato dato dalle università, tradizionalmente ambienti di aggregazione giovanile e mobilitazione politica. Una mobilitazione politica che ha avuto un peso specifico crescente all’interno di questi ambienti, legati sempre più a movimenti di sinistra. Questi sono quelli definiti da Salvini «centri sociali comunisti», tra i più noti il Forte Prenestino e La Strada a Roma, il Gabrio e l‘Askatasuna a Torino, l’Officina 99 a Napoli e il TPO a Bologna.
Nonostante siano associati a ideologie di sinistra, anche gli ambienti di destra hanno i propri centri sociali. Questi appoggiano politiche conservatrici e di sostegno dei valori tradizionali, a differenza dei concetti di inclusività e multiculturalismo promossi dalle organizzazioni di sinistra. Il punto di riferimento a livello nazionale è il movimento CasaPound (che occupa da venti anni uno stabile al civico 8 di via Napoleone III a Roma) a cui sono collegati centri di minore rilevanza come CasaMontag, Militia e Rete dei Patrioti.