Il Carroccio accoglie il nuovo, vecchio, segretario che ha un nuovo, vecchio, obbiettivo: tornare al Viminale. Matteo Salvini viene incoronato leader, per la terza volta, del partito e resterà in carica fino al 2029. Il ministro delle Infrastrutture promette: «Sarà l’ultimo, qui c’è già il prossimo segretario federale». Un passaggio di consegne ufficioso e quasi gerarchico, come si farebbe in caserma, infatti gli occhi di tutti sono puntati su una persona sola: il generale Roberto Vannacci, che può ora vantare la tessera del partito.

Il congresso – A Firenze va in scena la due giorni della Lega, tra promesse e obbiettivi di Salvini e tessere sventolate sopra un tappeto di applausi, il Carroccio fa il punto e organizza i prossimi 4 anni. Sul palco si sono alternati volti di partito, dal presidente della regione Veneto, Luca Zaia, al ministro dell’Economia e presidente del Congresso stesso, Giancarlo Giorgetti. A lui l’onore e l’onere di aprire l’evento sabato 5 aprile e di chiuderlo domenica 6, solo dopo aver annunciato la rielezione di Salvini a segretario. «I sindaci e gli elettori me lo chiedono, vogliono che io torni al Viminale, ne parlerò con Meloni e Piantedosi. Lui lo vedrei bene in Campania», ha dichiarato Salvini dal palco. L’ipotesi, ben vista dai membri del partito, è di dimissionare Matteo Piantedosi, attuale ministro dell’interno, e candidarlo come presidente della regione Campania, liberando così un posto al Viminale per il leader del partito. Un ruolo che Salvini aveva già ricoperto sotto il governo Conte, da giugno 2018 a settembre 2019. A salire sul palco è stato poi il generale Vannacci, che ora è ufficialmente un membro della Lega e che tutti ipotizzano come quarto vicesegretario, un ruolo creato ad hoc per lui con una modifica dello statuto del partito. Sono solo ipotesi, ma nel momento della consegna della tessera il bisbiglio tra gli elettori è univoco e sembra dire: «È come se le avesse indicato suo successore».

Gli interventi – Il congresso ha smosso volti noti della Lega ma anche della politica internazionale. Non sono fisicamente saliti sul palco ma sono apparsi in video tutti alle spalle di Salvini, che dal canto suo si è consumato le mani a suon di applausi. Dagli Stati Uniti è intervenuto direttamente Elon Musk, fresco del crollo in borsa di Tesla post dazi trumpiani, sui quali si augura: «Un futuro “zero-dazi” con una zona di libero scambio tra Europa e Nord America». Il capo del Dipartimento per l’efficienza governativa (il Doge), interrogato sulla questione riarmo, ha poi aggiunto: «Non ho rispetto per chi fomenta la guerra. Il presidente Trump ha ragione: dobbiamo porre fine a questo massacro». Tra un intervento e l’altro anche una sorpresa fuori programma, o così l’ha definita Salvini: in video è apparsa anche l’ex presidente di Rassemblement National, partito politico di estrema destra francese, Marine Le Pen: «La mia battaglia sarà come la tua (si riferisce a Salvini e al caso Open Arms ndr.) pacifica e democratica, come Martin Luther-King». Tornando al tricolore è intervenuta a distanza anche il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni: «Abbiamo sbagliato e sbaglieremo ancora, ma insieme. Condividiamo la stessa visione del mondo e andremo avanti fino a fine legislatura». In presenza, invece, Emanuele Orsini, presidente di Confindustria che si dice pronto ad aiutare sulla questione dazi e «pronto a trattare con i paesi Mercosur».