scuola_ansaÈ durato poco lo scontro tra ministeri. Così pure l’ira degli insegnanti. Alla fine, il governo ha fatto marcia indietro: gli insegnanti non dovranno ridare gli euro aggiunti in busta paga nel 2013 per effetto di scatti di stipendio che, in realtà, erano stati bloccati. Una richiesta che era apparsa “una figuraccia” al nuovo segretario del Pd Matteo Renzi e su cui anche il centrodestra aveva chiesto un ripensamento. Mentre il sindacato Gilda degli Insegnanti, che aveva già minacciato lo sciopero generale, ora aspetta dall’esecutivo, dopo le rassicuranti parole, anche i fatti.

Mercoledì 8 gennaio una riunione tra il presidente del Consiglio e i ministri di Economia e Istruzione ha ribaltato la posizione di Palazzo Chigi. È stata così scongiurata la restituzione dei soldi in più ricevuti nel 2013 con una trattenuta di 150 euro mensili (lordi), prevista proprio a partire da gennaio. Un atto considerato fino a poche ore prima “dovuto” da via XX settembre: il decreto numero 122, entrato in vigore il 9 novembre, aveva infatti esteso il blocco degli aumenti a tutto il 2013. Le somme già fatte arrivare ai docenti, per un vuoto legislativo durato alcuni mesi, andavano insomma riprese.

Per il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza la questione – «un tema politico che riguarda gli insegnanti, il loro futuro, ma anche tutti gli impicci burocratici-amministrativi per cui si arriva a un paradosso, insomma a un pasticcio» – è chiusa. Soddisfatto anche Matteo Renzi, che aveva esortato il governo a «rimediare subito alla figuraccia» e sempre su Twitter l’ha poi incalzato: «Ora il lavoro: dati Istat devastanti». Più cauto il sindacato Gilda degli insegnanti: «Adesso aspettiamo che all’annuncio politico seguano atti giuridici rilevanti». Senza “impicci”, questa volta.

Giuliana Gambuzza