Stefania Giannini

Il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini

Non un decreto, ma un disegno di legge. Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi cambia idea sulla “buona scuola” e rimette così in discussione un punto chiave del suo programma, sul quale aveva puntato molta della sua credibilità e dell’operato del suo governo. In questo modo rischiano di saltare, con tutta probabilità, le 160 mila assunzioni di insegnanti precari che sarebbero dovuti entrare di ruolo dal primo settembre. Il colpo di scena è arrivato alle 21 del 2 marzo, quando Renzi ha deciso che sulla Buona Scuola non ci sarà più un decreto legge, quello fatto per le questioni urgenti, né una legge delega affidata al Governo.

“Stiamo lavorando a un cambiamento radicale – ha spiegato lo stesso Renzi – ma vogliamo coinvolgere maggioranza e opposizioni: sulla scuola voglio dare un messaggio al Parlamento, riprendendo lo spirito delle dichiarazioni delle opposizioni e del presidente della Repubblica. Proporremo un disegno di legge, chiedendo tempi certi al lavoro parlamentare. Se tutti saranno rispettosi e attenti, se non ci sarà ostruzionismo, allora ragioni di urgenza saranno rispettate dal normale dibattito parlamentare”.

In sostanza, Renzi scarica la responsabilità politica sulle opposizioni: “Sarà Brunettà ad aver l’onere di non assumere 160mila precari della scuola”, ha detto il Presidente del Consiglio. Eppure, proprio il capogruppo alla Camera di Forza Italia si è detto soddisfatto per “le intenzioni non più muscolose di Renzi”.

Il maggior sconcerto l’hanno avuto al Ministero dell’Istruzione, dove il ministro Stefania Giannini si è detta “basita” per la decisione del capo del Governo: “Avevamo messo a posto tutto, con un lavoro di cesello, faticosissimo”. Una scelta difficile da digerire per la titolare del Ministero, che meno di un mese fa era passata da Scelta Civica al Partito Democratico. Secondo qualcuno, anche per avere più peso politico all’interno del Governo.

A preoccupare il ministro Giannini, ma anche parte del Pd, c’è la sorte proprio dei 160 mila docenti in graduatoria, quelli che – come annunciato dallo stesso Renzi – sarebbero entrati in ruolo a partire da settembre 2015. Il problema ora sono anche le tempistiche. Per stabilizzare i docenti e costruire l’organico funzionale di ogni istituto, servono mesi. Difficile farcela anche se il Parlamento approvasse tutto entro l’estate. Impossibile fare previsioni sui tempi tecnici del ddl e su quelli dell’eventuale approvazione in Parlamento. Con il decreto legge, invece, il Miur avrebbe iniziato a lavorare alle assunzioni sin da subito. Per questo, nell’incontro con Renzi del 3 marzo, il ministro Giannini è pronto a proporre una misura a parte: un “decreto assunzioni scuola” che eviti il clamoroso passo indietro sulle stabilizzazioni.

Chiara Baldi