Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Con quest’accusa il comandante della Sea Watch, Arturo Centore, è stato iscritto nel registro degli indagati. Il provvedimento è legato all’inchiesta aperta dalla Procura di Agrigento che ha anche avuto il risultato paradossale di consentire ai 47 migranti salvati dalla Ong tedesca lo sbarco il 19 maggio a Lampedusa e di aprire un nuovo scontro tra politica e giustizia. l’avviso di indagine è stato notificato dalla Guardia di Finanza, insieme a quello del sequestro probatorio della nave. Dopo le polemiche di ieri con la magistratura e con gli alleati di governo, per il ministro degli Interni Matteo Salvini, questa è una piccola rivincita: «Indagato per favoreggiamento il comandante della Sea Watch? Questo dimostra che non è Matteo Salvini il cattivo con le ong», ha dichiarato il vicepremier.
Le indagini e il sequestro della Sea Watch – Il procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio ha dichiarato di voler proseguire le indagini «valutando le responsabilità» della Ong tedesca. Proprio per questo motivo l’imbarcazione adesso sta navigando verso Licata. Il comandante Centore sarebbe, quindi, soltanto il primo nome a figurare nel registro degli indagati. Ieri pomeriggio la Guardia di Finanza di Palermo e la Guardia costiera di Lampedusa avevano eseguito il sequestro probatorio della Ong tedesca ponendo il mezzo navale a disposizione della Procura, che ne ha autorizzato il trasferimento sotto scorta. Solo, però, dopo aver fatto scendere dall’imbarcazione le 47 persone che la Sea Watch aveva recuperato in mare.
L’arrivo a Lampedusa – Firmando il decreto di sequestro probatorio della nave, dunque, i pm di Agrigento hanno consentito lo sbarco dei migranti, nonostante il vicepremier, Matteo Salvini, avesse ripetuto per tutto il giorno di non voler in nessun modo che la Sea Watch attraccasse in Italia. Il ministro ha assistito in diretta a Non è l’Arena all’arrivo dei futuri, possibili, richiedenti asilo e si è subito scagliato contro la magistratura: «La difesa dei confini e l’ingresso in Italia di un gruppo di sconosciuti deve essere una decisione politica, espressione della volontà popolare, o di magistrati e Ong straniere?», ha chiesto Salvini.
Lo scontro con la Procura – A tre mesi dal voto per il caso Diciotti si consuma, quindi, l’ennesimo conflitto tra la magistratura e il Viminale. Ancora una volta, il volto simbolo di questo scontro è il procuratore capo di Agrigento, Patronaggio: lo stesso uomo che ha indagato Salvini per sequestro di persona. «Se questo procuratore vuole fare il ministro dell’Interno si candidi alle prossime elezioni – ha ripetuto il vicepremier – io non cambio idea: approfondiremo la possibilità di valutare il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per chiunque agevoli lo sbarco a terra di immigrati portati in Italia da un’organizzazione illegale e fuori legge». Una minaccia che sembra rivolta, non solo alle Organizzazioni internazionali, ma anche alla stessa magistratura.
Le dichiarazioni di Salvini – Per il vicepremier, infatti, sono stati i procuratori di Agrigento «ad aver imposto la loro legge»: il prefetto avrebbe ribadito fino all’ultimo «l’ordine di non far scendere i migranti dalla nave». «Se dovessi ritenere – ha dichiarato Salvini a margine di una conferenza di Confartigianato – che qualcuno si voglia sostituire a governo e parlamento, non starò zitto». L’obiettivo del ministro dell’Interno è che nessuno gli neghi la possibilità di difendere i confini italiani e di continuare, in questo modo, a ridurre il numero degli sbarchi: «Sono orgoglioso che rispetto ai 10 mila sbarchi dello scorso anno siamo a quota mille. Mi spiace che questo crei uno scontro politico: vale per Renzi come per Di Maio che più o meno dicono le stesse cose in questi giorni ma io continuo a fare il mio lavoro». Un lavoro che, per il vicepremier, non solo testimonia la «sua fede» ma riporta «anche l’Europa sulla via della difesa delle radici giudaico-cristiane, negate e dimenticate dai burocrati di Bruxelles».
Botta e risposta con gli alleati – Lo sbarco dei 47 migranti non ha provocato, però, soltanto un cortocircuito tra i poteri dello Stato, ma anche all’interno del governo stesso: ancora una volta Lega e Cinque stelle si sono comportati come se si trovassero a sedere su due fronti opposti in Parlamento e non come se governassero insieme. Appena Salvini ha appreso la notizia dell’approdo della Sea Watch, ha dato la colpa al ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli: «Se qualche ministro ha dato l’autorizzazione a sbarcare gli immigrati ne risponderà davanti agli italiani». Immediata la risposta del vicepremier, Luigi Di Maio, che era ospite a Che Tempo che fa: «Non accetto che il ministro dell’Interno dica che se stanno sbarcando dalla Sea Watch, è perché i ministri 5 Stelle hanno aperto i porti. La nave è stata sequestrata dalla magistratura e, quando c’è un sequestro, si fanno sbarcare obbligatoriamente le persone a bordo. Salvini studi la legge».
Il decreto sicurezza bis – I botta e risposta tra le forze di governo potrebbero continuare anche stasera, 20 maggio, in Consiglio dei ministri. Il premier Giuseppe Conte potrebbe rinviare la discussione sul decreto sicurezza bis cercando di calmare le acque in vista delle elezioni europee. Per Toninelli è fondamentale che «il testo sia scritto bene in modo da non avere nessun problema di natura tecnico-giuridica e di compatibilità con le regole internazionali». Nelle due riunioni che hanno preceduto il Consiglio dei ministri di oggi i Cinque stelle, il ministero degli Esteri e lo stesso premier avevano sollevato perplessità perché consideravano incostituzionali alcuni punti del decreto sicurezza bis, come le multe per chi soccorre i migranti in mare. Una tesi che è stata confermata dall’Onu in una lettera inviata al governo dall’Alto commissariato per i diritti umani delle Nazioni unite (Unhcr) in cui viene criticato il nuovo progetto di legge del ministro Salvini. Secondo gli esperti Onu il decreto bis violerebbe i diritti umani. Salvini ribatte: «Burocrati tifosi dell’immigrazione di massa».