È contento Matteo Renzi. Il disegno di legge – che porta il nome di Maria Elena Boschi – ha superato il primo grande scoglio. Al secondo round, la riforma costituzionale è passata al Senato. Un risultato largo: bastavano 161 voti per ottenere la maggioranza assoluta. Il Governo ne ha ottenuti 180. A sfavore 112. I voti che pesano di più, soprattutto per l’opposizione di centrodestra, sono quelli arrivati dal gruppo Ala, capitanato da Denis Verdini.
A questi bisogna aggiungere due senatori forzisti, Riccardo Villari e Bernabò Bocca e tre voti delle senatrici di Flavio Tosi. Si è astenuta dalla votazione la senatrice a vita Elena Cattaneo, da sempre contraria alla riforma. Un traguardo che sembrava irraggiungibile. E gli uomini di Verdini sostengono che senza di loro la maggioranza, ferma a 156 voti, non avrebbe raggiunto l’obiettivo. Con i verdiniani il Presidente del Consiglio avrà un mini.vertice a cui partecipano anche il ministro dell’Interno Angelino Alfano e il capogruppo di Ap Renato Schifani.
I verdiniani decisivi per la maggioranza assoluta
I forzisti che hanno remato contro
Le tosiane
Dopo la votazione Renzi ha subito posto l’accento sul momento storico di questa votazione. L’infinita trafila, però, non finisce qui. Adesso il testo dovrà nuovamente passare dalla Camera ad aprile, dove non sarà più possibile proporre emendamenti. Dopo queste ultime due approvazioni, ci sarà il referendum confermativo su cui il capo del Governo punta per ottenere un’ampia approvazione alla sua riforma. «Nel caso in cui perdessi il referendum, considererei conclusa la mia esperienza politica». In vista della consultazione si organizzano i comitati per il No. Dopo quello di sinistra battezzato alla Camera in occasione del voto dell’11 gennaio è stato costituito anche quello di centrodestra che vede uniti Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia.
Flavio Bianco