Senza consenso è stupro. A dirlo ora è la legge. Sì, perché ieri – 19 novembre – la Camera ha approvato all’unanimità la proposta di legge sul consenso frutto di un accordo bipartisan tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein. Un evento più unico che raro vedere maggioranza e opposizione insieme su una legge che, si potrebbe dire, mancava da tempo in questo Paese. Un compromesso storico, quello tra centrodestra e campo largo, su un tema che non dovrebbe avere colori politici. E ieri non li ha avuti.
Il nuovo 609 bis – La proposta di legge riscrive l’articolo 609 bis del codice penale per quanto riguarda lo stupro. Reato che è già punito con la reclusione da sei a 12 anni. Il punto del provvedimento è quello del “consenso libero e attuale”. Questa nozione, introdotta con le disposizioni della Convenzione di Istambul, ora c’è anche nel nostro ordinamento. L’Italia infatti si allinea agli altri 21 Paesi che hanno già portato a termine questo passaggio. Con questo provvedimento non saranno più le donne vittime di violenza a dover provare davanti al giudice che hanno opposto resistenza, ma saranno gli imputati – i violenti – che dovranno provare che ci sia stato un esplicito consenso. Ma non c’è solo questo. Le modifiche al Codice Penale evidenziano che la violenza è tale “ogni volta che si abusa”. Tradotto: lo stupro è stupro sia quando si abusa delle condizioni di inferiorità fisica o psichica, sia quando si abusa delle condizioni di vulnerabilità della vittima. Una novità che vuole tener conto delle condizioni soggettive, individuali e familiari che possono pregiudicare la libertà di una donna di dire “sì”.
Compromesso storico 2.0 – Un accordo tra la presidente del Consiglio e la numero uno dei dem che ha dato i suoi frutti. Con 227 deputati presenti e 227 sì ora la palla passerà al Senato. L’approvazione da parte dell’altro ramo del Parlamento dovrebbe essere in calendario per il 25 novembre, Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne. Una data simbolo per una legge simbolo, che fa fare all’Italia «un grande passo avanti» come dice Elly Schlein, che spiega: «Su questo terreno bisogna saper mettere da parte le forti divergenze politiche che abbiamo e provare a far fare un salto in avanti al Paese. Finalmente si chiarisce che ogni atto sessuale senza il consenso è violenza, è stupro e quindi è reato». Da Fratelli d’Italia la co-relatrice del testo Carolina Varchi parla di «rivoluzione culturale».

La politica che ci piace – Dalla politica arriva il plauso di tutto l’emiclico. Dalla Lega, Simonetta Matone – magistrata di lungo corso – commenta: «Ora sarà l’imputato a dover dimostrare il consenso esplicito per tutta la durata dell’atto». Per Noi Moderati fa eco Mara Carfagna: «Ogni donna ha il diritto di dire no e può farlo in qualsiasi momento». Anche la brigata grillina e il gruppo rosso-verde applaudono, evidenziando la distanza con maggioranza in merito al tema della prevenzione e dell’educazione sessuale. Maria Elena Boschi (Iv) ricorda invece Franca Viola, prima donna a rifiutare un matrimonio riparatore – istituto abolito nel 1981 che permetteva al violentatore di evitare la pena sposando la vittima – commentando: «Se non ci fosse stato quel no, oggi non saremmo qui».
La prima firmataria – «Basta con la storia “Non ha detto no”». Lo dice Laura Boldrini appena chiusa la votazione alla Camera. La sua è la firma numero uno sul plico presentato alla presidenza della Camera, che ora sarà spedito a Palazzo Madama e – senza ulteriori indugi – al Quirinale. Con oggi «diciamo basta alle sentenze in cui l’accusato viene assolto perché lei “doveva sapere cosa aspettarsi”, perché lei aveva già avuto rapporti e quindi era “in condizione di immaginarsi i possibili sviluppi della situazione”». Basta a «se manca il dissenso non c’è violenza». Spiegando che questa legge metterà fine alle domande del tipo: «Perché non sei scappata?, perché non hai detto no?, perché non hai reagito?». Poi il punto sull’approvazione: «Mettiamo nero su bianco che solo sì è sì. Che il sesso senza consenso è stupro». Alla fine punta il dito contro la maggioranza sulla questione educazione sessuale: «È fondamentale che si passi dall’educazione all’affettività e alla sessualità. Il consenso va insegnato fin da piccole e piccoli perché non si arrivi a doverlo ribadire nei tribunali, quando la violenza è stata già compiuta».




