«Non c’è stata alcuna trattativa, perché non avevamo nulla da offrire»: così il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Cesare Parodi ha riassunto l’incontro del 5 marzo tra governo e magistratura. L’incontro è stato il primo dopo gli scioperi decisi dell’Anm contro la riforma della giustizia che ha al suo centro la separazione delle carriere. Per l’esecutivop erano presenti la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i vicepresidenti Antonio Tajani e Matteo Salvini, il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano.
L’incontro si è concluso in un nulla di fatto.
Le posizioni – «Il Governo ha ribadito la volontà di proseguire con determinazione e velocità nel percorso di attuazione della riforma», ha sottolineato una nota di Palazzo Chigi. Entrambe le parti, però, si sono dette (a denti stretti) soddisfatte dell’incontro. Per Nordio «è stato un colloquio realistico e utile», mentre per il presidente di Anm Parodi «è stato utile perché abbiamo potuto esprimere le nostre critiche sulla riforma».
Gli orientamenti politici dei magistrati sono stati al centro del dibattito e degli attacchi sferrati da governo e maggioranza a coloro che hanno assunto posizioni sgradite. Per questo Anm ha chiesto «maggiore rispetto per i magistrati, che vengono spesso accusati di prendere provvedimenti non giurisdizionali ma ideologici». Meloni ha risposto che «anche la politica si sente attaccata», affermando di sentirsi «vittima da parte di attacchi di singole toghe».
Dopo aver ripresentato la riforma, Meloni e Nordio hanno negato l’esistenza del progetto di togliere ai Pubblici ministeri la direzione della polizia giudiziaria e quindi delle indagini. A rivelare l’indiscrezione smentita durante l’incontro era stato il Fatto Quotidiano.

I rappresentanti della magistratura indossano la coccarda tricolore durante l’incontro con il Governo a Palazzo Chigi
La riforma della giustizia votata dalla Camera lo scorso 16 gennaio e ora al vaglio del Senato prevede la separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici e l’istituzione di due Consigli superiori della magistratura con ingresso a sorteggio. La riforma introduce concorsi di ammissione e norme organizzative interne diversi per i due Csm, e l’istituzione di un’Alta corte disciplinare, che dovrà giudicare sugli illeciti di entrambe le magistrature definendo le relative sanzioni.
Il progetto governativo ha visto la contrarietà delle toghe, che l’hanno ritenuta un modo per assoggettare la giustizia alla politica. Per questo nelle scorse settimane hanno scioperato manifestando con la Costituzione in mano e una coccarda tricolore sul petto, la stessa che indossavano rappresentanti della magistratura presenti al vertice di Palazzo Chigi. Un contatto tra Anm e governo ,se ci sarà, sarà sulle leggi ordinarie che seguiranno la riforma. In altre sedi si potrà discutere sugli aggiustamenti, come il sorteggio temperato al posto di quello secco, l’introduzione di quote rosa e una modifica delle modalità di concorso.
I magistrati hanno presentato una proposta in otto punti sull’amministrazione della giustizia, che sarà discussa in incontri che seguiranno.