La sindaca uscente Monica Chittò (Pd), 30,97% al primo turno (foto da Facebook)

Tutti contro tutti. È rovente il clima che si respira a Sesto San Giovanni a pochi giorni dal ballottaggio del 25 giugno che eleggerà il nuovo sindaco. Le continue frecciatine tra i due candidati rimasti in campo per il secondo turno delle elezioni amministrative, giovedì 22 sono sfociate in una denuncia per diffamazione da parte di Roberto Di Stefano (centrodestra) nei confronti di Monica Chittò (centrosinistra, sindaca uscente). «Non pensavo di dover arrivare a questo punto – ha scritto sulla sua pagina Facebook il leader azzurro – ma il sindaco Chittò dice cose ridicole e false su di me».

Gli attacchi e le polemiche – Il motivo della denuncia è un post, affidato sempre ai social network, della sindaca Pd: «Spiace constatare che il candidato Roberto Di Stefano non abbia detto la verità nel sottoscrivere un patto di trasparenza con i cittadini attraverso la piattaforma “Sai chi voti”, omettendo di dire che pende a suo carico un procedimento contabile». «Non sono indagato e ho la fedina penale pulita – ha spiegato Di Stefano – Si parla di alcuni chiarimenti richiesti dalla Corte dei Conti per una vicenda di sei anni fa a cui ho già risposto mesi fa e per le quali non c’è stata alcuna conseguenza». Il giorno prima Gianpaolo Caponi, candidato civico che al secondo turno appoggerà Di Roberto, aveva scritto: «Chiedo pubblicamente alla Chittò di smetterla di alimentare questo clima di odio e contrapposizione che sta generando in città! Questa mattina ad un nostro militante e candidato di Sesto nel Cuore sono state tagliate le gomme dell’auto! Finiamola e parliamo dei temi della città!». Su Sesto roccaforte della sinistra la prima cittadina uscente ha impostato gran parte della sua campagna elettorale per il ballottaggio: «Sesto, città Medaglia d’Oro alla Resistenza, non può finire nelle mani della Lega e delle destre». Un incontro riconciliatore tra Chittò e Di Stefano, invocato da tutte le parti in causa, è stato richiesto ma non ancora programmato.

I numeri e le alleanze – La politica non è matematica, ma se lo fosse il ballottaggio per l’elezione del nuovo sindaco dell’ex Stalingrado d’Italia non avrebbe storia. Monica Chittò al primo turno ha preso il 30,97% delle preferenze, Roberto Di Stefano il 26,09%. Gianpaolo Caponi, presente già cinque anni fa (14,66%), è cresciuto fino al 24,25% e ha mancato il coronamento del suo progetto per poco più di 500 voti. Ma è ancora in piena corsa per la maggioranza: il 16 giugno centrodestra e polo civico hanno ufficializzato il proprio apparentamento e 7933 voti più altri 7372 spaventano i 9417 raccolti al primo turno dal centrosinistra. La sindaca uscente – nel 2012 al 46,22% dopo il primo turno e vincitrice con il 69,39% al ballottaggio – si è alleata con la Lista popolare per Sesto di Alessandro Piano (3,47%) e, sempre tramite Facebook, ha scritto una lettera aperta agli elettori del MoVimento 5 Stelle (13,47%) evidenziando alcuni elementi comuni tra i due programmi. Il popolo grillino, comunque, ha già fatto sapere che non farà apparentamenti: il candidato Antonio Foderaro ha rivendicato la propria «coerenza» al grido di «questa politica ci fa schifo, ed è molto peggio nel vederla in azione».

Chittò, la sindaca “orlandiana” minacciata – A preoccupare Monica Chittò, più dell’assenteismo (50,93% l’affluenza al primo turno), della denuncia di Di Stefano e del rischio che Sesto San Giovanni passi al centrodestra per la prima volta dal dopoguerra in poi, negli ultimi mesi sono stati insulti e intimidazioni. «Basta arabi, Chittò putt…», ha scritto qualcuno sui muri del Comune a metà novembre 2016. Poi una lettera anonima con esplicite minacce di morte che le è stata recapitata a fine maggio. Nonostante il progetto della Città della salute e della ricerca nelle aree ex Falck e le recenti visite di Giuseppe Sala, Giuliano Pisapia e Walter Veltroni, l’umore all’interno del Pd è teso. Per la riconferma serve un colpo di coda forte che faccia magari leva sullo spirito sestese della sindaca, nata a Sesto nel 1962 e cresciuta in città. Laureata in Lettere Moderne, ha lavorato nel gruppo editoriale Longanesi ed è stata assessora all’Educazione e alla Cultura nella giunta guidata da Giorgio Oldrini. Chittò e il vicesindaco Andrea Rivolta rappresentano un Pd “diverso” da quello renziano: nel 2014 non si sono schierati nel dibattito sul Jobs Act e alle primarie dello scorso 30 aprile hanno pubblicamente appoggiato Andrea Orlando.

Di Stefano, l’operaio federatore del centrodestra – Quarant’anni, assicuratore. Un tesserino da giornalista pubblicista in tasca e una laurea in Scienze politiche presa mentre faceva l’operaio alla Pirelli, come ci tiene a precisare. Roberto Di Stefano comincia a interessarsi alla politica s 28 anni. «Per un moderato come me, era naturale avvicinarsi a Forza Italia», ha spiegato in un’intervista. Con Fi (e poi con il Pdl), Di Stefano diventa consigliere comunale a Sesto prima nel 2007 e poi nel 2012, quando stabilisce il record di preferenze (700). Dopo l’ufficializzazione della candidatura a sindaco, annunciata a novembre 2016 dalla forzista Mariastella Gelmini, in città accorrono per sostenerlo Matteo Salvini (Lega Nord), Giovanni Toti (Fi), Giorgia Meloni e Ignazio La Russa (Fratelli d’Italia), che sigillano la reunion del centrodestra. Il programma elettorale di Di Stefano è più trasversale di quanto non si possa pensare. Anche perché a scriverlo sono stati, in parte, i cittadini, attraverso “Le primarie delle idee”: 31 gazebo e più di 2.500 questionari compilati dai sestesi con i suggerimenti su come migliorare la città. Le priorità rimangono sicurezza, lotta al degrado, rilancio delle attività commerciali locali, ma anche reddito di cittadinanza, case popolari e welfare.

Il Pd è veramente in calo? – «Il primo turno ha sancito più una vittoria del civismo rispetto ai partiti, ma c’è molto margine, per il centrosinistra, di pescare dalla lista di Caponi. Se vincerà Chittò, per esempio, il suo assessore alla sicurezza sarà l’ex ispettore di Polizia Carlo Moro, in lista con Caponi». L’analisi alla vigilia del ballottaggio la fa Giorgio Oldrini, sindaco dell’ex Stalingrado d’Italia dal 2002 al 2012 ed ex giornalista di Panorama. «Sesto sta vivendo una trasformazione fisica e sociale, la possibilità che vinca il centrodestra obiettivamente esiste, anche perché le elezioni sono così, la democrazia prevede che un tempo governi uno e un tempo governi un altro. La situazione complessa e polemica della sinistra italiana e internazionale, che sta giocando un ruolo di autodistruzione, si riflette anche su Sesto».

Di Francesco Caligaris e Manuela Gatti