Silvio Berlusconi è morto la mattina del 12 giugno all’ospedale San Raffaele di Milano. Era il 1993 quando terremotò la politica italiana con la sua “discesa in campo”. Quando fondò Forza Italia e vinse le elezioni del 1994 contro il Pds, era una figura nuova per gli elettori. Dopo 30 anni di cui oltre 9 al governo, la sua morte chiude un capitolo di una lunga stagione della politica italiana. La politica estera, le polemiche sulle leggi ad personam, le ripetute sfide con Romano Prodi (l’unico che con L’Ulivo riuscì due volte a batterlo, seppure di misura), la crisi del debito sovrano del 2011 e le condanne dei tribunali: la parabola di un uomo che ha fondato il bipolarismo in Italia e ne ha rivoluzionato la comunicazione politica.

Il 1994 – «L’Italia è il paese che amo». Con questa frase pronunciata in televisione Silvio Berlusconi scese in politica 30 anni fa per sfidare quelli che lui ha sempre chiamato «comunisti» (il PCI si era sciolto nel 1991). L’imprenditore milanese, con il suo nuovo partito Forza Italia, sconfisse Achille Occhetto, leader del PDS (Partito Democratico della Sinistra, erede del PCI), alleandosi con Alleanza Nazionale e Lega Nord. L’Italia, all’epoca, provava a ripartire da anni di difficoltà: prima lo stragismo, poi Tangentopoli e la crisi dei partiti della Prima Repubblica travolti dagli scandali e dalla fine del mondo bipolare (l’Urss si sciolse nel 1991). Di fronte a una classe politica mutilata (anche la DC era scomparsa), i cittadini si affidarono in maggioranza a una figura emergente, nuova. Un governo, però, durato solo 7 mesi. Prima l’invito a comparire davanti alla procura di Milano che cominciava a indagare sul suo gruppo, mentre il premier presiedeva una conferenza dell’Onu a Napoli, poi il ritiro dell’appoggio al governo del leader della Lega Nord Umberto Bossi.

Il nuovo millennio – Berlusconi dovette aspettare anni prima di tornare al governo. Dal 1994 all’inizio del nuovo millennio si susseguirono governi tecnici e di sinistra. Fino alle elezioni del 2001, quando la coalizione Casa delle Libertà sconfisse L’Ulivo e inaugurò il governo più longevo della storia repubblicana. Il presidente del Consiglio firmò il “contratto con gli italiani”. Affrontò le conseguenze internazionali dell’11 settembre (appoggiando le spedizioni militari statunitensi in Iraq e Afghanistan), promuovendo anche il dialogo tra Russia e Stati Uniti con la stretta di mano tra George Bush e Vladimir Putin nel 2002 a Pratica di Mare. La legge Obiettivo sulle infrastrutture e quella Gasparri sulla radiotelevisione, (che perfezionava il duopolio televisvo già sancito dalla legge Mammì approvata durante il governo Craxi). L'”editto bulgaro” che espulse dalla Rai Enzo Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi, scatenando per l’ennesimo volta il pluriennale dibattito sul conflitto d’interessi tra l’imptrenditore tv e il politico. E ancora l’impegno sulle pensioni a 1000€ e la cancellazione dell’Ici sulla prima casa. Dopo la sconfitta alle elezioni regionali del 2005, l’allora cavaliere formò un nuovo esecutivo, che governò per un altro anno, elaborando una nuova legge elettorale, la legge Calderoli (conosciuta ai più con il nome di Porcellum) prima del referendum costituzionale del 2006 in cui gli italiani bocciarono la sua riforma. Alle elezioni politiche del 2006 prevalse di poco l’Unione di Romano Prodi, relegando Berlusconi di nuovo all’opposizione.

Il 2008 – Durante il governo di Prodi, l’avversario di sempre, Berlusconi pronunciò un importante discorso dal predellino della sua automobile il 18 novembre 2007 in Piazza San Babila a Milano: con quelle parole, nasceva una nuova coalizione di centrodestra, il Popolo delle Libertà. Il Pdl trionfò alle elezioni del 2008 ma subito la crisi finanziaria globale del 2008 e il terremoto dell’Aquila del 2009 frenarono le sue ambizioni. Le polemiche sul fine vita, la crisi di Alitalia e ancora lo sfaldamento della coalizione (la lite con Gianfranco Fini fu emblematica). Infine, la riforma dell’istruzione targata Gelmini e i dubbi sul bombardamento sulla Libia dell’amico Gheddafi sono solo alcuni dei momenti chiave del suo quarto governo. Fino alla crisi del debito sovrano del 2011, quando lo spread italiano arrivò a sfondare quota 500. In una conferenza stampa, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy sorrisero alla domanda dei giornalisti sulla fiducia nella tenuta del governo Berlusconi di fronte alla crisi. La lettera di allarme del presidente della BCE Mario Draghi portò definitivamente in pochi mesi alle dimissioni dell’esecutivo alla fine del 2011. Iniziò così la stagione dei governi tecnici.

L’influenza culturale – Il suo stile comunicativo, marcatamente populista ma semplice ed efficace, ha dato speranza agli italiani che a milioni nel corso degli anni lo hanno votato. In 30 anni, filo conduttore della sua carriera anche i processi e il braccio di ferro con la magistratura: l’unico procedimento arrivato a sentenza definitiva fu quello per frode fiscale. L’accusa mai provata del coinvolgimento nelle stragi del 1993, i rapporti sessuali con una minorenne (i processi Ruby con i casi giornalistici delle “cene eleganti”, del “bunga bunga” e delle “olgettine”), tutti finiti in prescrizione, proscioglimento o assoluzione. E ancora: le leggi ad personam (come la ex Cirielli e il lodo Alfano) e il voto della Camera su Ruby Rubacuori, definita dai deputati fedeli la “nipote di Mubarak”, come lo stesso Berlusconi l’aveva chiamata parlando con un funzionario della Questura di Milano.

Fino a oggi – Berlusconi sostenne il governo Monti e l’esecutivo Letta. Con la legge Severino, il leader di FI fu poi espulso dal parlamento (riabilitato nel 2018) dopo una condanna definitiva per frode fiscale (la pena fu scontata ai servizi sociali). Provò un’intesa per le riforme con l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi (patto del Nazareno). Poi, una lunga stagione all’opposizione. Europarlamentare nel 2019, candidato presidente della Repubblica e senatore nel 2022. Fino al sostegno al governo di larghe intese di Mario Draghi (a cui FI tolse l’appoggio) e all’esecutivo attuale di centrodestra di Giorgia Meloni.