Diciassette, diecisiete. Questo è il numero di partiti spagnoli che secondo il Tribunal de Cuentas, la Corte dei Conti spagnola, sarebbero già tecnicamente falliti nel 2011. In cima alla lista ci sono Convergencia i Unió e Izquierda Unida, che insieme alle formazioni politiche locali a loro associate segnano rispettivamente un disavanzo di 21,3 e 14 milioni di euro.
Il sito de El Mundo riporta nomi e soprattutto cifre del rapporto che l’organo costituzionale iberico ha trasmesso al Congresso dei deputati, la camera bassa del parlamento spagnolo. Oggetto dell’analisi sono gli esercizi 2009, 2010 e 2011. L’espressione tecnica usata dalla corte è quella di “patrimonio netto negativo”: in sostanza, fallimento. Per questo motivo le considerazioni finali indirizzate alla Camera sono quasi perentorie: “Occorre intervenire sulle attività economiche allo scopo di attuare il necessario riequilibrio patrimoniale, tenendo conto del fatto che i fondi pubblici rappresentano la maggior parte delle entrate messe a bilancio”. In Spagna, infatti, vige un meccanismo di finanziamento pubblico in cui si sommano gli stanziamenti annuali a rimborsi elettorali erogati in base ai voti ottenuti alle elezioni precedenti. Il tutto ammonta a circa 130 milioni all’anno di finanziamento pubblico ai partiti. Per questo colpiscono gli oltre 21 milioni di Convergencia i Unió .
Proprio la formazione politica catalana potrebbe subire pesanti contraccolpi da questa vicenda. E’ una coalizione di partiti di centro-destra attivi nella comunità autonoma di Catalogna, passati al governo nel 2010 dopo 7 anni all’opposizione. Le prossime elezioni si terranno nel 2014, e questa vicenda di potrebbe costare caro alla formazione politica il cui leader è il carismatico Artur Mas, che è anche il presidente della generalità catalana. Il vento dell’indipendentismo soffia ormai forte nella regione che ha come capoluogo Barcellona: la sinistra chiede a gran voce un referendum per votare l’indipendenza, mentre Convergencia i Unió ha sempre scelto una via più morbida e dialogante col potere centrale di Madrid, votando proprio giovedì 7 novembre contro la proposta di indire il referendum unilateralmente.
Ecco l’elenco completo con nomi e relativi saldi passivi:
- Unió Democràtica de Catalunya, 11.288.910 euro.
- Convergencia y Unión, 10.184.954 euro.
- Izquierda Unida, 8.520.508 euro.
- BNG, 3.471.348 euro.
- Izquierda Unida Convocatoria por Andalucía, 3.233.938 euro.
- Iniciativa per Catalunya Verds, 3.166.813 euro.
- Izquierda Unida de la Comunidad de Madrid, 1.805.312 euro.
- Bloc Nacionalista Valencià, 1.167.319 euro.
- Chunta Aragonesista, 614.400 euro.
- Unión, Progreso y Democracia, 581.658 euro.
- Partido Aragonés, 545.431 euro.
- Amaiur, 439.279 euro.
- Esquerra Unida del País Valencià, 304.724 euro.
- Esquerra Unida i Alternativa, 154.492 euro.
- Geroa Bai, 135.623 euro.
- Coalición Canaria, 109.642 euro.
- Esquerra Unida de les Illes Balears, 59.950 euro.
Federico Thoman