Falcone

Il giudice Giovanni Falcone, ucciso dalla mafia ventun anni fa (Ansa)

Un pezzo di A29 che esplode, sotto i colpi di mezza tonnellata di tritolo. Il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre uomini della scorta morti nell’attentato. Ventun anni fa. Il 23 maggio l’Italia si ferma nel ricordo. Tra manifestazioni e incontri sulla legalità. Da Palermo, centro della strage, a Roma e Napoli, da dove sono salpate le “navi della legalità” dirette nel capoluogo siciliano, cariche di studenti. Fino a Bari, che ospiterà Tilde Montinaro, sorella dell’agente Antonio, e a Verona: la vedova è venuta a ricordare qui, lontano da quella Sicilia “che vive nell’indifferenza”.

Eppure la fedeltà allo Stato, testimoniata da Falcone e dal collega Paolo Borsellino (morto in un altro attentato poche settimane dopo), è servita. Lo riconosce il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in una lettera inviata a Maria Falcone, sorella del giudice e presidentessa della fondazione dedicata a lui e alla moglie. “La battaglia e l’esempio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino diedero i loro frutti. Le indagini consentirono di contrastare con ancora maggiore efficacia vecchie e nuove forme di penetrazione e aggressione criminale. L’impegno prosegue instancabilmente con rinnovati successi e vede unite le forze politiche e sociali.”

Forze politiche e sociali che il 23 maggio si riuniscono a Palermo, dove in mattinata sono arrivate da Civitavecchia e Napoli le navi “Giovanni” e “Paolo”. A bordo, 3mila studenti pronti a incontrare le autorità: il premier Enrico Letta (che volerà in Sicilia dopo l’Assemblea di Confindustria), i presidenti di Camera e Senato Laura Boldrini e Pietro Grasso, la ministra dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, la presidentessa Rai Anna Maria Tarantola, Nando Dalla Chiesa, figlio del generale ucciso dalla mafia dieci anni prima dei due giudici.

Ci sono le bandierine tricolore che salutano Pietro Grasso, procuratore nazionale antimafia fino a marzo, in questo ventunesimo anniversario della strage di Capaci. Ma anche le parole amare della vedova Montinaro, pronunciata a pochi giorni dall’anniversario: “Una strage così grossa non può essere stata solo di Cosa nostra. In questi anni se è sempre fatto in modo che non venisse fuori la verità”. “A Palermo abbiamo una città piena di targhe e di giardini, però quando sei al potere privilegi altre logiche”: da qui la decisione di portare a Verona l’auto con cui suo marito, caposcorta di Falcone, saltò per aria il 23 maggio 1992. Lì da sette anni viene organizzata la manifestazione “Per non dimenticare”.

Giuliana Gambuzza