Lo scrutinio durerà tutta la notte. Da quando si sono chiuse le urne alle 23, al palazzo del Viminale di Roma i funzionari del ministero dell’Interno hanno iniziato a raccogliere e registrare i voti provenienti dalle sezioni elettorali in tutta Italia. E lo faranno fino alle 8 di lunedì 5 marzo.

Affluenza, record negativo. La “colpa” è del Rosatellum – Secondo gli ultimi dati del Viminale, l’affluenza è stata intorno al 72,93%. Quasi tre punti in meno rispetto alle elezioni del 2013 (75,73%). Dal 1946 a oggi, mai gli italiani erano andati così in pochi alle urne. Ma la percentuale più bassa nella storia delle elezioni politiche italiane non renderà lo scrutinio più veloce. La “colpa” è del Rosatellum, la nuova legge elettorale che assegna il 36% dei seggi del Parlamento con il metodo dell’uninominale e gli altri due terzi dei seggi con il proporzionale. Ovvero 232 deputati e 116 senatori saranno scelti tra i candidati che avranno preso almeno un voto in più dei loro avversari nei singoli collegi. Gli altri due terzi dei parlamentari saranno assegnati con il metodo proporzionale in piccole liste bloccate con al massimo 4 nomi. Le liste sono definite “bloccate” perché non si può esprimere una preferenza e sono eletti i primi della lista. Le liste corrono in 386 collegi plurinominali per la Camera e 193 per il Senato. Bisognerà aspettare fino all’ultimo voto per capire come sarà composto il prossimo Parlamento. Nel 2013 l’allora Porcellum aveva reso la vita più facile agli scrutinatori grazie a un premio di maggioranza corposo alla lista più votata.

Come si è votato e qual è il ruolo del Viminale – Chi è andato a votare il 4 marzo ha trovato sulla scheda elettorale il nome di candidato all’uninominale in un rettangolo bianco con accanto la lista (o le liste) che lo sostengono. Si poteva fare una X solo sul candidato, solo su una delle liste collegate o su entrambe. L’unico divieto era quello del voto disgiunto. Ovvero non si poteva barrare il nome di un candidato all’uninominale e allo stesso tempo mettere una X su una lista diversa da quelle che lo appoggiano. Pena, l’annullamento della scheda. Quindi chi ha messo solo una X su una lista ha dato automaticamente il suo voto al candidato e viceversa. Invece tutti i voti degli elettori che hanno barrato solo il nome del candidato sostenuto da due o più liste vedranno i loro voti ripartiti tra tutte le liste della coalizione in proporzione ai voti ottenuti nella circoscrizione. Ed è qui che entrano in gioco i funzionari del Viminale, perché solo loro possono redistribuire i seggi, una volta ricevuti i dati di tutte le singole sezioni elettorali.

Coalizioni “complicate” – Insomma, facile scrutinare le liste che corrono da sole, difficile distribuire i voti dei partiti che corrono insieme in una coalizione. Il rischio è quello di avere uno scrutinio disomogeneo. Ad esempio Liberi e Uguali o il Movimento 5 Stelle hanno presentato il loro candidato all’uninominale senza altre liste collegate. Quindi la singola sezione elettorale scrutinerà velocemente i voti dati dagli elettori, perché non ci sono distribuzioni proporzionali da fare. Un candidato, una lista che lo sostiene. In altre parole: gli elettori del collegio di Pomigliano d’Arco che hanno votato Luigi di Maio hanno dato automaticamente il loro voto anche alla lista Movimento 5 Stelle. Mentre gli elettori del collegio di Firenze che hanno votato Matteo Renzi magari hanno messo una croce sugli altri partner della coalizione, come +Europa di Emma Bonino o Insieme. Per questo prima bisognerà aspettare tutti i voti delle singole sezioni elettorali del collegio. Solo in un secondo momento con tutti i voti alla mano, i funzionari potranno assegnare proporzionalmente i voti e quindi i seggi.

Le tabelle del ministero – Mal di testa? Per evitarlo anche ai dipendenti dell’Interno, il Viminale ha ideato uno schema semplice e affidabile. In ciascuna sezione elettorale i voti sono stati inseriti e verbalizzati in tre tabelle. La tabella A contiene i voti di quelli che hanno fatto una X solo sul simbolo del partito che si presentava da solo . La tabella B registra i voti di quelli che hanno fatto una X solo sul nome del candidato. La tabella C invece raccoglie i voti di A, B e di quelli che in modo zelante hanno messo la X sia sul partito che sul nome Se la somma della tabella A e B sarà lo stesso numero dei voti registrati nella tabella C, lo scrutinio sarà stato regolare. Il meccanismo è complicato, ma serve per evitare di confondere il pubblico delle maratone elettorali, sottostimando i voti delle coalizioni di centrodestra e centro sinistra e sopravvalutando quelli di Liberi e Uguali o Movimento 5 Stelle che arriveranno prima e più facilmente degli altri. Per questo il Viminale comunicherà a inizio serata solo i voti dati alle liste e basta, lasciando fuori quelli dati al singolo candidato. Poi, quando avrà ricevuto via via i risultati di tutte le sezioni elettorali di un collegio uninominale, farà la redistribuzione proporzionale dei voti alle liste della coalizione e pubblicherà i voti definitivi. Prima il Senato, poi la Camera dei deputati.

… Concretamente? – Nei fatti, i presidenti di seggio contano le schede e comunicano alle Prefetture numero dei votanti, tramite un software interno. A sua volta, ciascuna Prefettura comunica il dato della circoscrizione al Viminale che elabora via via il dato, ripreso poi da giornali e tv. Chiariamo una cosa: il dato è affidabile ma ufficioso. L’ultima parola spetta sempre alle varie corti d’Appello che proclameranno ufficialmente gli eletti dopo aver verificato i verbali.