A cinque anni di distanza dall’ultimo referendum, la storia di Matteo Renzi è cambiata. Nel 2011, mentre gli Italiani si pronunciavano su quattro quesiti (servizi pubblici locali di rilevanza economica, acqua, energia nucleare, legittimo impedimento) l’attuale capo del Governo era sindaco di Firenze. Nel 2016 ha deciso di legare la sua permanenza a Palazzo Chigi proprio all’esito di una delle due consultazioni popolari in programma.

La prima, quella “anti trivelle”, si svolge il 17 aprile e chiede ai cittadini di scegliere se cancellare una parte della norma che disciplina le estrazioni di idrocarburi in mare. Un appuntamento che da qualche settimana si è intrecciato a una vicenda che riguarda da vicino l’esecutivo: l’ex ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi ha rassegnato le dimissioni a causa di un’intercettazione emersa durante l’inchiesta della Procura di Potenza, in cui il compagno Gianluca Gemelli è indagato. In questa intercettazione Guidi informa il convivente del via libera a un emendamento della Legge di Stabilità che sblocca l’attività del giacimento petrolifero di Tempa Rossa, in Basilicata.

Il secondo referendum è quello “costituzionale” ed è confermativo perché, molto probabilmente a ottobre, chiederà ai cittadini di decidere sul disegno di legge Boschi. La riforma modifica la Costituzione sancendo, tra le altre cose, il superamento del bicameralismo perfetto e l’introduzione di un nuovo tipo di referendum, definito “propositivo”. Il presidente del Consiglio Renzi ha detto che se vincerà il “no” si ritirerà dalla politica e si sta dando da fare nella raccolta delle firme. Come prevede l’articolo 138 della Costituzione, il referendum popolare viene indetto “quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali”.

Credits: sito della Presidenza del Consiglio, Tg La7, Vista

Carmela Adinolfi
Marta Latini