Continua il braccio di ferro tra l’Italia e l’Unione europea. Per la Commissione la manovra finanziaria rischia di non rispettare le regole della Stabilità. Da Bruxelles, infatti, è arrivato l’ennesimo richiamo: la legge di bilancio 2017 può causare «significative deviazioni». Matteo Renzi, però, non sembra essere poi così preoccupato dell’allarme lanciato dall’Europa. Dalle pagine del Corriere della Sera il premier ribatte: «Il richiamo della Ue sul patto di stabilità? Ce lo fanno tutti gli anni a novembre».

A rassicurare il Presidente del Consiglio c’è la decisione della Commissione Europea di rinviare l’esame della situazione italiana a dopo il referendum. Proprio come si auspicava. Se ne parlerà dunque il prossimo anno. Intanto, sembrano esserci spiragli sui decimali di flessibilità per le spese straordinarie come migranti e terremoto. Ecco perché l’Eurogruppo/Ecofin ha deciso di riunirsi il 5 e 6 dicembre prossimi. In questo modo a Roma avranno qualche settimana in più per negoziare con Bruxelles. Anche i sondaggi appoggiano la strategia di Renzi:  «La polemica con la Ue è apprezzata dalla maggior parte degli italiani», ma dopo le previsioni sulle elezioni americane sarebbe opportuno manovrare con cura i numeri dei sondaggisti. Forse anche per questo il primo ministro continua ad attaccare l’Unione Europea non solo con le parole, ma anche con i fatti: fa sparire le bandiere blu e pone il diritto di veto sul bilancio. «Il rigore non è più sostenibile – ribadisce Renzi – in questa maniera si mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni». Il premier sottolinea come il suo rapporto con l’Europa sia completamente diverso da quello adottato in passato da Mario Monti. Un atteggiamento, quello del senatore a vita, giudicato “pessimista”: «Il mio governo non potrà mai essere come quello di Monti – ha dichiarato – lui prendeva alla lettera gli ordini di Bruxelles».

Andiamo però con ordine per capire quello che succederà nei prossimi mesi. Mercoledì la Commissione Ue ha espresso il giudizio sui documenti programmatici presentati dai Paesi della zona euro, comunicando se siano più o meno conformi rispetto al patto di Stabilità. Germania, Olanda, Slovacchia, Estonia e Lussemburgo si rifanno totalmente alle linee guida dettate da Bruxelles. Sono stati giudicati sostanzialmente conformi i documenti presentati da Lettonia, Irlanda, Austria e Malta: le rispettive manovre potrebbero in una certa misura allontanarsi dal percorso di avvicinamento all’obiettivo di bilancio a breve termine. Quello che rischia l’Italia è una significativa deviazione rispetto a quanto vogliono i commissari Ue. Nella nostra stessa situazione ci sono Finlandia, Belgio e Slovenia. Riguardo la Spagna, la Francia e il Portogallo, la Commissione mercoledì ha concluso che per questi Paesi le procedure per disavanzi eccessivi dovrebbero essere sospese.

L’ago della bilancia, dunque, sarà il referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre. Il giorno successivo, l’Eurogruppo deciderà quali saranno i criteri da adottare sulle singole leggi di ciascun Paese, dopo le valutazioni e le proposte della Commissione Ue. Il giudizio definitivo arriverà nella primavera del 2017 quando saranno pubblicate le direttive per ogni Nazione.

La distanza che separa l’Italia dal quadro di riferimento europeo deficit/Pil è dello 0,6%, causata essenzialmente dalle spese sostenute per far fronte alle questioni migranti e terremoto. Nel 2017 è prevista una crescita dello 0,9% ed è proprio questo che temono a Bruxelles: «La decisione di abrogare gli aumenti dell’Iva già previsti dalla legge, combinati con un aumento della spesa, pone seri dubbi sulla credibilità della strategia di bilancio italiana rispetto al raggiungimento dell’obiettivo di medio termine».