Farà buon viso a cattivo gioco, nel governo Gentiloni nato a una settimana dalla débacle referendaria, la nuova ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli. Per lei che si definisce “femminista, riformista, di sinistra”, il debutto al governo in una squadra con appena cinque donne su diciannove ministri non deve suonare esattamente come il coronamento di decenni di battaglie. Eppure la vicepresidente del Senato iscritta della prima ora al Pd è il vero volto nuovo dell’esecutivo lampo voluto da Mattarella.

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Valeria Fedeli, 67 anni, nuovo Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (foto dal sito ufficiale www.valeriafedeli.it)

Nata a Treviglio, provincia “operosa e attiva” di Bergamo, come lei stessa ama ricordare, a 67 anni Fedeli giunge al governo dopo una lunga carriera nel sindacato recentemente sfociata in avventura politica. Dai primi passi nelle battaglie e nella rappresentanza dei lavoratori della Milano degli anni ’70, dentro la Cgil Fedeli ha costruito un lungo percorso di crescita che l’ha portata sino al vertice dei tessili. Dal 2000 al 2010 è segretaria generale della Filtea – l’organizzazione di settore della Cgil – e sino al 2012 guida anche il sindacato europeo del tessile, sino alla sua fusione in un’unica categoria che tiene insieme i lavoratori anche della chimica e della metalmeccanica.

Abile negoziatrice, apprezzata anche dagli avversari – prima nelle relazioni industriali, poi nell’arena politica – Fedeli ha lavorato a stretto contatto con Pierluigi Bersani all’epoca del suo incarico di Ministro dello Sviluppo economico, coinvolta nella definizione delle Linee guida di politica industriale per il settore della moda e nel Tavolo per lo sviluppo del Made in Italy.

Dopo l’ingresso in Parlamento nelle file del Partito Democratico, da febbraio 2013, l’ex sindacalista si è tuttavia progressivamente avvicinata a Renzi, il cui governo ha sostenuto lealmente – tanto da spendersi in prima persona nella battaglia “da sinistra” per il Sì al referendum. Un aiuto ripagato con un incarico di prestigio nel nuovo governo, che pure potrebbe avere vita breve.

A suscitare qualche dubbio sulla scelta di Gentiloni è tra gli addetti ai lavori l’inesperienza di Fedeli sui temi della scuola, da sempre terreno minato per ogni Ministro. A parte un primissimo incarico di rappresentanza delle insegnanti delle materne del Comune di Milano, in effetti, non si registrano nel suo curriculum incarichi legati al mondo dell’istruzione. Ma la sua nomina, con tutta evidenza, ha l’obiettivo primario di ricucire con i sindacati dopo le polemiche infuocate legate al progetto della Buona Scuola, sul cui altare è stata sacrificata l’ex rettrice dell’Università di Perugia Stefania Giannini.

Di certo, a viale Trastevere Fedeli porterà la passione femminista, altro suo cavallo di battaglia che l’ha portata, nel 2011, a lanciare con altre compagne d’avventura del movimento Se non ora quando?. E forse, per compensare lo squilibrio di genere nella squadra di governo, Fedeli porterà le battaglie per i diritti delle donne direttamente dentro al Ministero, come una delle chiavi di lettura dei tanti dossier scottanti che l’attendono sulla scrivania.