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Via libera a nuovi aiuti per l’Ucraina: il governo potrà continuare l’azione di sostegno a Kiev anche tramite i decreti legge. Il Consiglio dei ministri discuterà a breve il nuovo Dl in tema: dopo l’approvazione, il Parlamento dovrà convertirlo in legge.

 

 

Cosa era successo – Il 28 novembre la maggioranza aveva inserito a sorpresa un emendamento per continuare a mandare aiuti militari all’Ucraina fino al 31 dicembre 2023 all’interno di un decreto sulle missioni Nato e sulla sanità in Calabria. La speranza era di non coinvolgere il Parlamento nella decisione. Dopo le aspre critiche ricevute dalle opposizioni, tutto si è risolto alla Camera con una serie di mozioni incrociate che ha dato il via libera al governo per continuare a erogare gli aiuti anche utilizzando lo strumento dei Dl. Si riunirà a breve il Consiglio dei ministri con all’ordine del giorno un decreto proprio per l’invio di armi a Kiev. Il dl dovrà poi essere convertito in legge dal Parlamento entro il 31 dicembre, giorno di scadenza di quello attuale.

Il contenuto- Il decreto che verrà firmato dal ministro della difesa Guido Crosetto, non dovrebbe essere molto diverso da quelli varati dal suo predecessore Lorenzo Guerini. Sostegno, dunque, totale con mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari tra cui dovrebbero figurare, come ipotizzato da La Repubblica, i missili Aspide. Questi missili terra-aria di vecchia generazione, che la nostra Aeronautica ha tolto dal servizio lo scorso anno, hanno un raggio d’azione di circa venti chilometri e potrebbero essere adatti a proteggere una città dai droni russi.  Riguardo al costo per l’invio dell’armi da inizio febbraio, secondo uno studio condotto dall’Osservatorio Mil€x, al momento l’Italia ha speso 450milioni di euro.

Le posizioni- Il partito che ha criticato in maniera più dura il governo, e che da tempo si oppone a un nuovo invio di armi all’Ucraina, è il Movimento 5 Stelle. Il tema su cui insiste da tempo il leader Giuseppe Conte è condiviso praticamente all’unanimità all’interno del suo partito, anche perché era proprio questo argomento ad aver provocato la scissione interna e la conseguente uscita dell’ex ministro degli Esteri Luigi Di Maio e di altri parlamentari che erano invece favorevoli all’invio di armi. Differente è la posizione del Partito Democratico dove il segretario Enrico Letta si è sempre detto a favore dell’invio delle armi, ma la sua recente presenza alla manifestazione pacifista indetta da Conte a Roma il 5 novembre ha aumentato le ambiguità sulla sua posizione. Altrettanto incerte appaiono le posizioni di Stefano Bonaccini e di Elly Schlein, in corsa per la segreteria del Pd. Non meno complessa è la situazione all’interno della maggioranza stessa. Fratelli d’Italia ha preso una posizione netta e favorevole a sostegno dell’Ucraina, in contrasto con i proclami fatti prima di insediarsi a Palazzo Chigi. Il leader della Lega Matteo Salvini, invece, si era detto contrario all’invio di nuove armi all’Ucraina, anche se le sue dichiarazioni si sono però ridimensionate nell’ultimo mese divenendo più sporadiche. All’opposizione, infine, favorevole da sempre il Terzo Polo e nettamente contrari i Verdi e Sinistra Italiana.