Giorgia Meloni tira dritto e rispedisce al mittente le critiche della Lega di Matteo Salvini. Al vertice Nato, che si è tenuto tra il 24 e il 25 giugno all’Aja, è stato definito che i paesi dell’Alleanza dovranno portare la spesa in difesa e sicurezza al 5% del Pil entro il 2035. Sul documento che ha sancito questo accordo c’è anche la firma dell’Italia. Per la presidente del Consiglio questo obiettivo rappresenta un notevole passo in avanti ed è sintomo di grande compattezza all’interno dell’Alleanza Atlantica. Non tutti, però, la vedono allo stesso modo. Meloni questa volta non si è trovata a rispondere, come capita abitualmente, solo all’opposizione, ma anche alla Lega, che ha espresso perplessità su questo accordo. «Non toglieremo un euro dalle altre priorità del governo a tutela degli italiani», ha dichiarato la presidente del Consiglio.
Questo non è bastato a calmare gli animi. Opposizione e Lega, in sintonia per l’occasione, hanno accusato il governo di tagliare i fondi del Welfare per dirottarli sul riarmo.
Botta e risposta Lega-Meloni – A esporsi ci ha pensato Alberto Bagnai. Il responsabile economico della Lega ha definito il 5% di spese nella difesa «un obiettivo per il momento irraggiungibile e socialmente insostenibile». A questa affermazione ha risposto con fermezza Meloni: «Io vengo qui con una risoluzione votata da tutta la maggioranza: è una decisione che noi abbiamo preso con cognizione di causa, facendo le nostre valutazioni col ministro dell’Economia (il leghista Giancarlo Giorgetti, ndr)». La presidente del Consiglio si è detta fiduciosa e ha voluto sottolineare l’ampia flessibilità che contraddistingue questa intesa. «Parliamo di un impegno su 10 anni, che nel 2029 verrà in ogni caso ridiscusso. Non ci sono incrementi annuali obbligatori e questo consente di fare delle valutazioni in base alla situazione del Paese». A sostegno di Meloni e dell’aumento di indipendenza dell’Europa è intervenuto il ministro degli Esteri Antonio Tajani: «Se si dice che non dobbiamo essere sottomessi agli americani, dobbiamo spendere di più nella difesa».
Dazi – Strettamente legata al tema dell’aumento della spesa per la sicurezza al 5% del Pil, c’è la questione dazi. Per la presidente del Consiglio i due argomenti si influenzano a vicenda e sono cruciali per coltivare una buona relazione con gli Stati Uniti: «La maggiore integrazione e forza della nostra Alleanza Atlantica e una maggiore integrazione tra le nostre economie sono due facce della stessa medaglia». Si sa, però, che Donald Trump non è abituato a trattare tutte le nazioni allo stesso modo. Giorgia Meloni, forte della sua amicizia con il tycoon, è convinta di aver trovato il giusto punto di incontro, attorno al 10%: «Io sono abbastanza d’accordo, perché non penso che sarebbe particolarmente impattante per noi».