Via libera del Consiglio dei ministri al ddl Codice Rosso, il disegno di legge firmato dai ministri Giulia Bongiorno (Pubblica amministrazione) e Alfonso Bonafede (Giustizia) per rendere più efficace la tutela delle vittime della violenza di genere. Durante la riunione del 28 novembre, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i ministri hanno indossato il nastrino rosso simbolo di solidarietà alle donne vittime di violenza. Ora si attende il passaggio alle Camere per l’approvazione definitiva, su cui il Governo auspica l’unanimità.

Cosa prevede il ddl – Il ddl Codice Rosso prevede una corsia preferenziale per le violenze di genere. È stato modificato l’art. 347 c.p.p. ed è stata eliminata ogni forma di discrezionalità della polizia giudiziaria nel valutare la sussistenza di ragioni di urgenza del caso concreto. La denuncia di qualsiasi reato di violenza domestica o di genere dovrà essere immediatamente inviata al magistrato competente per evitare «massacri in attesa del giudizio», ha spiegato Bonafede. Il pm invece, dall’avvio del procedimento, avrà l’obbligo di sentire la vittima entro tre giorni e nel caso in cui decidesse di delegare le indagini alla polizia, questa ha l’onere di dare priorità allo svolgimento della fase investigativa per ipotesi di delitti a sfondo sessuale, stalking, maltrattamenti o lesioni.

La formazione delle forze dell’ordine – Altro fronte su cui il ddl va ad agire è la formazione del corpo di polizia. A partire da un anno dall’entrata in vigore del testo, sarà obbligatoria la frequenza a corsi formativi per la Polizia di Stato, l’Arma dei Carabinieri e la Polizia Penitenziaria. In tal modo, ha detto il presidente del Consiglio Conte, le vittime potranno contare su un personale qualificato. Il premier ha spiegato che l’intervento legislativo si inserisce in un contesto di riforma più ampio, che prevede anche lo stanziamento di 33 milioni per il 2019 per l’istituzione di un fondo di emergenza ad hoc coordinato dal sottosegretario alle Pari Opportunità, Vincenzo Spadafora.

I dati – Solo nei primi dieci mesi del 2018 la Polizia ha registrato 106 casi di femminicidio, mentre i dati Istat parlano di 49mila richieste di aiuto ai Centri anti violenza nel 2017. «Senza contare i casi rimasti senza denuncia – ha ricordato il senatore M5s Mattia Crucioli, – lo scorso anno gli uffici giudiziari hanno emesso 1.800 sentenze relative a casi di stalking».