Dopo la Sardegna, il centrodestra ha paura di perdere anche l’Abruzzo. La regione, finora governata da Marco Marsilio, fedelissimo di Giorgia Meloni, andrà alle urne il 10 marzo e gli abruzzesi dovranno decidere se rimanere sui loro passi od optare per il campo largo del centrosinistra. Contro Marsilio c’è, infatti, Luciano D’Amico che ambisce alla carica di presidente di Regione sostenuto da Pd, Movimento 5 Stelle, Azione e Italia Viva. Un altro smacco per il centrodestra aprirebbe scenari a dir poco diffcili, , in un momento brucia ancora la ferita inferta dagli elettori sardi. E brucia talmente tanto che non si esclude un riconteggio dei voti non appena il risultato definitivo sartà stato depositato.
I candidati – Marco Marsilio è al secondo mandato, è romano e non abruzzese, ed è il primo presidente di Fratelli d’Italia eletto in Regione. Luciano D’Amico, l’avversario, è un professore universitario, rettore diell’ateneo di Teramo e uomo fidato di Luciano D’Alfonso, il presidente dell’Abruzzo predecessore di Marsilio. In settimana, in vista del voto di domenica, tutti i leader dei partiti sono attesi a Pescara, a partire dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Presente anche Matteo Salvini, della Lega, che non ha dubbi: «Domenica il centrodestra vincerà largamente». A pensarla diversamente è Giuseppe Conte, leader del M5S: «Ho trovato un grande e crescente entusiasmo intorno a Luciano D’Amico e la rimonta in corso si percepisce, forte. Gli abruzzesi vogliono cambiare pagina e noi ci crediamo, fino in fondo».
Punti cruciali – «Noi puntiamo tutto su investimenti in sanità, tutela del tesoro ambientale abruzzese e risposte sulle infrastrutture che chiedono cittadini e imprese per crescere», continua Conte. Per gli abruzzesi il problema più sentito è, appunto, quello della sanità: oltre all’assenza di medici e la mala gestione dei bilanci degli enti del servizio sanitario locale, il dato più preoccupante è che i cittadini se ne vanno in altre regioni per farsi curare. Sei malati su dieci di tumore al fegato lasciano l’Abruzzo. Un altro tema importante della campagna elettorale sono gli investimenti in opere pubbliche come l’alta-velocità Roma-Pescara. Promessa da Marsilio, rimandata al 2027 dopo il taglio governativo delle risorse Pnrr per il Sud. Risorse che «a pochi giorni dal voto magicamente sono state ritrovate in fondi FSC, sottraendoli ad altri progetti per l’Abruzzo», tuona Elly Schlein, segretaria del Pd e molto critica sulla questione. Sul tema D’Amico spera di essere premiato dagli elettori per il suo passato professionale: il candidato progressista ha gestito per anni la Tua, la società di trasporti abruzzese.
In Sardegna – Se le sorti dell’Abruzzo sono ancora da definire, quelle della Sardegna dovrebbero essere stabilite. Dovrebbero perché Alessandra Todde è tecnicamente la presidente di Regione, ma formalmente la partita non è ancora chiusa. Resta da completare lo spoglio in 19 sezioni prima di poter giungere alla proclamazione degli eletti. Se si riduce la distanza tra Todde e Truzzu (candidato del centrodestra) di mille voti, Fratelli d’Italia valuta il ricorso al Tar per ricontare i voti e verificare i numeri. Todde si dice tranquilla e chiarisce che i dati mancanti non metterebbero a rischio il risultato.