Gli elefanti africani hanno un alleato in più contro i bracconieri: una rete di satelliti orbitanti a 600 km dalla superficie terrestre. Utilizzando immagini ad altissima risoluzione scattate dallo spazio gli scienziati saranno in grado di contare e monitorare gli animali in vaste aree del continente. La notizia ha grande rilevanza pratica sulla conservazione della specie, dal momento che i pachidermi sono da tempo a rischio per via della diffusa attività di bracconaggio.

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La ricerca di Oxford – Il progetto ha preso corpo dopo la pubblicazione nel settembre 2020 della ricerca dell’università di Oxford  «Utilizzare immagini dal satellite ad altissima definizione per scovare e contare gli elefanti africani in paesaggi eterogenei». L’idea di proteggere gli elefanti attraverso le immagini dai satelliti non è nuova: la Nasa aveva pubblicato scritti sul tema già nel 2004. I sensibili miglioramenti nel campo dell’intelligenza artificiale hanno permesso di mettere a punto un algoritmo che riesce a riconoscere gli elefanti nelle fotografie con precisione superiore a quella dell’occhio umano. Olga Isupova, ricercatrice dell’ Università di Bath che ha seguito la parte di machine learning della pubblicazione, ha spiegato allla BBC che il sistema è costantemente allenato sui piccoli dettagli, invisibili a occhio nudo, che permettono di distinguere con bassissimo margine di errore gli elefanti nelle immagini. Il progetto è stato testato nel parco nazionale sudafricano di Addo, dedicato specificamente agli elefanti e adatto perché comprende sia aree ideali per le immagini dal satellite come la savana, sia aree più difficili come la foresta.

I benefici previsti – Gli scienziati sono fiduciosi che questo nuovo sistema possa apportare importanti benefici per quanto riguarda la protezione e lo studio etologico degli elefanti. La tecnologia attuale permette di scandagliare fino 5mila chilometri quadrati (un’area grande all’incirca quanto la Liguria) in ogni giornata senza nuvole. In tal modo sarà possibile controllare il numero degli elefanti, segnalare episodi di bracconaggio e studiarne in maniera precisa e dettagliata abitudini e comportamenti dei pachidermi. Questo sarebbe un grande passo avanti rispetto a quanto avvenuto fino ad ora. Le specie protette sono infatti seguite tramite appositi voli di ricognizione. Tuttavia, questi sono piuttosto imprecisi e richiedono complesse autorizzazioni, dal momento che le aree interessate spesso si trovano in più di uno Stato. Altro punto a favore delle immagini dal satellite è il fatto che non sia necessaria in alcun modo la presenza umana sul territorio, fattore di rischio sia per la violenza dei bracconieri, sia per le restrizioni vigenti a causa del Covid-19. Gli scienziati dovranno pagare per accedere alle immagini dal satellite, per aiutare a finanziare uno sviluppo tecnologico che nel campo della zoologia spesso si muove troppo piano.