«La Commissione europea, su stimolo del Parlamento, si sta confrontando con i principali sviluppatori di AI per adottare misure che contrastino la diffusione di fake, come il watermarking nei video». A rivelarlo a La Sestina è Brando Benifei, co-relatore dell’AI Act e capodelegazione dei parlamentari Pd a Bruxelles. L’eurodeputato è stato ospite dell’”AI festival”, una due giorni organizzata al centro convegni Allianz MiCo il 14 e 15 febbraio da We make future, dove Benifei ha anche tenuto un panel con al centro proprio il regolamento sull’intelligenza artificiale.
L’AI Act – Legge, ha confermato Benifei, che sarà votata definitivamente durante la plenaria del 10-11 aprile e da quel momento «il set di regole previsto gradualmente diventerà obbligatorio». Infatti, il compromesso raggiunto nel Trilogo (trattative tra Consiglio-Commissione-Parlamento) ha disposto che la maggior parte del regolamento entri in vigore 24 mesi dopo la sua approvazione. Per altre parti, per esempio i divieti, il tempo sarà più ristretto, solo sei mesi. Tuttavia, con le elezioni europee alle porte la preoccupazione che l’AI generativa possa essere usata per influenzare il voto è un tema attuale per gli organi europei. Per questo si sta già lavorando con i principali sviluppatori di chat-bot e applicazioni che sfruttano le potenzialità dell’intelligenza artificiale per contrastare questo tipo di pericolo.
Video etichettati – Tra le formule su cui la Commissione sta lavorando c’è anche un sistema di marchiatura a video dei deep fake, il watermarking, che in sostanza segnalerebbe l’origine manipolata di quel contenuto. «Tra l’altro questo principio della etichettatura è già dentro alcuni codici volontari già in uso. Un esempio è il codice G7 sul l’AI generativa (Hiroshima AI Process) seppure rimanga come semplice indicazione non sanzionabile», ha spiegato Benifei. Il dialogo iniziato con le più importanti attività produttive del settore vuole costituire un cambio di approccio rispetto al passato dove, ha riconosciuto Benifei, sono stati fatti degli errori. «Dal giorno 1 dell’approvazione noi lavoreremo per una compliance: lo chiamiamo AI pact, tra istituzioni e imprese. Quindi un rispetto delle norme su base volontaria e anticipata in modo da essere pronti quando entrerà in vigore il regolamento». Il passato e il difficile adeguamento al GDPR, regolamento generale sulla protezione dei dati, insegnano.