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I bambini li conoscono attraverso i cartoni della Disney, gli adulti dai documentari della National Geogaphic. Sono gli elefanti e rischiano di rimanere solo un ricordo. In soli 10 anni il Gabon, che accoglie circa la metà dei 100mila esemplari dell’Africa centrale, ha visto diminuire il loro numero dell’80 percento. Ma se i grandi pachidermi si estinguono in Africa, è un problema anche per l’Europa.

Mercato nero dell’avorio – Che siano femmine o maschi, gli elefanti africani vantano zanne che possono arrivare anche a due o tre metri di lunghezza. Una miniera d’avorio per i bracconieri che ne uccidono 20mila esemplari ogni anno. Nel parco nazionale del Minkébé, in Gabon, quest’anno la mattanza è stata anche più crudele, circa 25mila esemplari. I trafficanti arrivano dal vicino stato del Camerun e sfruttano le tratte commerciali verso Cina e Thailandia per vendere il prezioso materiale. Il mercato internazionale dell’avorio è stato chiuso nel 1989, proprio per fermare il massacro dei pachidermi, ma dal 2007 quattro Paesi africani, fra i quali Sudafrica e Namibia, hanno ottenuto dal Cites (l’organizzazione che regola il mercato mondiale dei prodotti di specie a rischio) la possibilità di vendere ai cinesi quello che rimaneva nei magazzini dagli anni blocco. I bracconieri hanno così avuto l’opportunità di riaprirsi un varco per i propri traffici.

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Lo stato africano del Gabon. In verde, l’estensione delle foreste dove vivono gli elefanti

Le possibili conseguenze – I grandi mammiferi erbivori, come gli elefanti, sono fondamentali per la sopravvivenza del Pianeta. Secondo la denuncia del Wwf, il loro tipo di dieta li porta a produrre un’ingente quantità di feci, mentre con i loro peso calpestano il terreno. Sono i coltivatori inconsapevoli delle grandi foreste africane, che producono ossigeno anche per chi abita a più di 5mila chilometri di distanza. La loro estinzione causerebbe il proliferare di piccoli arbusti, dei quali si nutrono, assieme alla scomparsa di diverse specie animali e l’aumento degli incendi, già minacciato dal surriscaldamento climatico.

Provvedimenti in corso – Il Wwf, che monitora la situazione dei pachidermi africani, ha lanciato una petizione internazionale per chiedere al primo ministro thailandese Yingluck Shinawatra di vietare ogni forma di commercio di avorio con l’Africa. Il Paese asiatico ospiterà il prossimo mese la conferenza del Cites. Ma per fermare l’emergenza, denunciano gli scienziati, servirebbe la mobilitazione della comunità internazionale. Gli studiosi chiedono aree protette e una legislazione omogenea tra gli stati, mentre rimarcano la necessità di fare pressione affinché il mercato dell’avorio venga dichiarato illegale definitivamente.  Per il momento il Parlamento europeo si limita ad approvare risoluzioni perché l’incremento degli impregni assunti con il Cites venga messo all’ordine del giorno. Manovre lente per un’emergenza che viaggia ad alte velocità: sono 111mila gli elefanti africani persi tra il 2006 e il 2015.

Il problema della governabilità – L’instabilità politica dei Pesi coinvolti non aiuta. Ali Bongo ha prestato giuramento come presidente del Gabon il 29 settembre. E’ un membro della famiglia che ha governato il Paese negli ultimi 50 anni. Le sue elezioni sono state seguite da proteste violente e il partito di opposizione ha accusato la maggioranza di brogli e manipolazione dell’informazione. In uno stato dove manca la stabilità governativa è difficile fa rispettare le leggi, anche quelle contro il bracconaggio.