Femministe di tutto il mondo rasserenatevi. Se è vero che in passato la grandezza del cervello è spesso stata usata come fonte di discriminazione nei confronti del “gentil sesso”,  finalmente la comunità scientifica ci dice che oltre alle dimensioni c’è di più.

L’idea della donna più adatta al ragionamento emotivo e dalle maggiori capacità multitasking è stata superata. Non è una scoperta, ma se ne parla in questi giorni all’Università di Milano. È in corso il ciclo di conferenze che avranno luogo per tutta la settimana in via Festa del Perdono, 7. A lanciare l’iniziativa è il CEND, Centre of Excellency on Neurodegenerative Diseases della Statale, che ha così voluto aderire alla Brain Awareness Week, campagna globale per consapevolizzare il pubblico alle ricerche sul cervello.

“Le  differenze biologiche tra femmine e maschi esistono, ma non implicano che l’uomo sia migliore della donna. E viceversa”  ci dice Alessandra Colciago del CEND. Alle spalle ha una grande passione per la differenziazione cerebrale, coltivata su un’ampia letteratura in anni di studi al dipartimento di scienze farmacologiche e biomolecolari. I suoi interventi a “Cervell..a..Mente” saranno il 6 febbraio alle 10 e l’8 alle 15. La Colciago spiegherà le differenze tra aree anatomico-funzionali fra generi. “Difficili le generalizzazioni  -afferma- Di certo si sa che il cervello maschili e femminili non sono entità perfettamente identiche, ma hanno capacità funzionali per arrivare allo stesso scopo. E con percorsi differenti possono arrivare allo stesso obiettivo”.

Con tecniche per immagini è possibile vedere le basi biologiche diverse. Ma oltre alla biologia c’è l’esperienza. “Il cervello è plasticamente rimodellato da esperienze esterne che sono i vissuti del soggetto” Siamo quel che viviamo, insomma. E la nostra mente non è troppo lontana da un vaso di creta da riempire.

Silvia Ricciardi