Meta, azienda statunitense guidata da Mark Zuckerberg, dovrà affrontare un processo Antitrust per le acquisizioni di Instagram (nel 2012) e WhatsApp (nel 2014). Il giudice James Boasberg ha preso questa decisione nella giornata del 13 novembre, all’interno di una causa intentata dalla Federal Trade Commission, ente governativo che tutela i consumatori e la concorrenza leale. L’accusa è di aver strapagato per l’acquisizione dei due social network per schiacciare la crescente concorrenza nel settore dei social media e mantenere il monopolio dell’allora Facebook.
Già nel 2020, sotto la prima amministrazione Trump, era stato avviato un procedimento penale sula condotta illegale di Meta, all’epoca ancora conosciuta con il nome di Facebook. Inizialmente, la commissione non era riuscita a dimostrare la posizione dominante dell’azienda e la causa era stata respinta. La società di Zuckerberg avrebbe voluto chiudere definitivamente il caso e aveva presentato una mozione in tal senso. In una nuova vertenza, modificata e aggiornata a partire dal 2021 dalla presidente della Ftc Lina Khan, viene sottolineato il singolare ruolo di Meta all’interno del panorama social, non paragonabile a quello dei possibili concorrenti TikTok e Twitter (ora X). Il giudice Boasberg ora riprende in mano il caso confermando le acquisizioni scorrette di Instagram e WhatsApp ma respingendo una seconda accusa della Ftc. Ovvero che Meta avrebbe agito in modo anticompetitivo anche non permettendo agli sviluppatori di terze parti di utilizzare le sue Api se non avvessero accettato le sue condizioni.
Mercoledì 13 novembre, il portavoce di Meta Christopher Sgro ha dichiarato, attraverso il sito web The Verge, di essere fiducioso che il processo dimostrerà come le acquisizioni incriminate non solo non risulteranno illecite bensì persino positive, sia per la concorrenza che per i consumatori. Tale posizione vorrebbe essere giustificata come un tentativo di rafforzare la propria posizione commerciale nei confronti di altre Big Tech come Apple o Google. L’opinione della Ftc è opposta: il rappresentante Douglas Farrar si dice convinto che tali processi siano necessari per garantire libertà e innovazione nell’ecosistema dei social media. Il giudice Boasberg rilascerà un ordine dettagliato, dando la possibilità a Meta e Ftc di redigere qualsiasi informazione commerciale sensibile. Non c’è ancora una data prescelta per il nuovo processo, ma è previsto che l’udienza non inizi prima dell’insediamento di Trump alla Casa Bianca. Resta da capire se il tycoon cambierà approccio o perseguirà la linea tracciata.
Questa è infatti soltanto una delle cinque cause legali che i regolatori antitrust della Ftc e del dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti stanno portando avanti contro le Big Tech. Google (la cui proprietaria è la holding Alphabet) ha già affrontando un processo la cui sentenza ha dichiarato il suo motore di ricerca un monopolio che ostacola la concorrenza e ne dovrà sostenere un secondo sull’abuso di posizione dominante nel settore della pubblicità online. Anche i colossi Amazon e Apple sono stati citati in giudizio e sono in attesa di sviluppi processuali.