Per i follower di ESARosettaMission la notizia è arrivata nel tardo pomeriggio del 17 dicembre. La missione spaziale europea Rosetta ha realizzato l’identikit stellare ad alta definizione della cometa 67P/Churyumov Gerasimenko. È la prima volta nella storia che un fossile del sistema solare viene immortalato con una fotografia a 860 colori. Un successo della scienza aerospaziale che deve molto al genio italiano.
La cometa è molto più calda di quanto si pensasse: “solo” cinquanta gradi sotto zero, qualcosa di simile a un’estate in Antartide. È avvolta completamente da uno strato scuro di polveri organiche, materiali in carbonio che, sebbene non sia ancora stato dimostrato per questo caso specifico, sono il fondamento indispensabile alla formazione della vita. Lo spettrometro che ha reso possibile questo identikit è un progetto dell’Istituto Nazionale di Astrofisica. Si chiama Virtis (Visible and Infrared Mapping Spectrometer) ed è uno strumento di telerilevamento capace di captare la composizione chimica e l’emissione termica di un fossile del sistema solare.
Fabrizio Capaccioni, responsabile del progetto, ha spiegato in teleconferenza al convegno dell’American Geophysical Union che si tratta di un risultato senza precedenti. Per la prima volta si è utilizzato uno strumento in grado di coprire tutto lo spettro luminoso, dalla luce ultravioletta alla luce infrarossa. E si è dimostrata la presenza stabile di componenti di carbonio su una superficie stellare. Gli esperti ora rilanciano: questi materiali organici potrebbero essere ovunque nel sistema solare. Grazie a Rosetta siamo più vicini a saperlo davvero.
Camilla Colombo