Competente, talentuoso, entusiasta: Mark Thomson, professore di fisica delle particelle dell’università di Cambridge, sarà il nuovo direttore del Cern di Ginevra a partire da gennaio 2026.

Il Cern – Il Cern, ovvero il Conseil Européen pour la Recherche Nucléaire, è il più importante centro di ricerca nucleare europeo con i suoi acceleratori di particelle di prim’ordine e il più recente collisore di adroni, l’LHC (Large Hadron Collider), il cui avvio è previsto entro il 2030. L’istituto si propone anche di promuovere la pacifica cooperazione tra gli Stati membri, 24 in tutto, su progetti di ricerca in fisica quantistica. Per dirla con Mark Thomson, la cui nomina come direttore del Cern è arrivata il 6 novembre, l’istituto è «Un faro di eccellenza scientifica e di innovazione, che fornisce una leadership globale nella ricerca al suo livello più fondamentale».

Un precedente importante – Classe 1966, britannico, Thomson succederà all’italiana Fabiola Giannotti che ricopre il ruolo di direttore generale dal 2016, ovvero per due mandati consecutivi. Non era mai successo, nella storia del Cern, ma la pluripremiata fisica italiana è abituata a infrangere i tetti di cristallo della scienza. La sua prima nomina aveva rappresentato un traguardo importante per le tante donne che studiano o lavorano in ambiti Stem (science, technology, engineering and mathematics). Certo, il suo non è proprio un precedente qualunque: basti pensare che è stato proprio il progetto Atlas guidato da Giannotti quello grazie al quale nel 2012 è stato scoperta la particella elementare compatibile con il bosone di Higgs. Un momento di svolta importante per la fisica nucleare. Le procedure di selezione per il prestigioso ente di ricerca internazionale che accoglie più di 10.000 scienziati da tutto il mondo e conta oltre 2.500 impiegati permanenti tra ingegneri, tecnici, ricercatori e impiegati di commercio, sono state lunghe e hanno visto una competizione ad altissimi livelli. Secondo il giornale scientifico Physic World, un altro fisico teorico papabile per la nomina sarebbe stato l’olandese Robbert Dijkgraaf, che è stato anche ministro della Scienza del suo Paese.

Da Cambridge a Ginevra Thomson ha più di mille pubblicazioni alle spalle: il suo libro Modern Particle Physics è uno dei testi più utilizzati nelle università. Il professore è diventato dal 2018 presidente esecutivo dello Science and Technology Facilities Council (STFC) e può quindi coniugare le competenze in materia scientifica con una acquisita esperienza manageriale. Al Cern, Thomson, ha lavorato per anni, dal 1994. Per lo scienziato, il compito dell’organizzazione europea per la ricerca nella fisica delle particelle è quello di «svelare i misteri dell’universo, contribuendo alla nostra ricerca collettiva della conoscenza». Sul sito dell’università di Cambridge racconta gli ambiti della ricerca che lo appassionano di più: «la fisica dei neutrini, la fisica delle interazioni elettrodeboli e la progettazione di rivelatori per i futuri collisori». La materia ha molto a che vedere con il futuro del nostro universo e la sua misteriosa nascita. Ad arricchire il curriculum d’oro del fisico britannico è anche l’esperienza da co-portavoce del Deep Underground Neutrino Experiment (Dune), un’ambiziosa collaborazione internazionale che vede anche il supporto del Cern per coprire una distanza di 1.300 chilometri con un fascio di neutrini. Thomson ha inoltre consolidato le sue esperienze nell’ottimizzazione di tecnologie sperimentali lavorando a progetti di sviluppo per i rivelatori dei collisori lineari di elettroni-positroni, come l’International Linear Collider (Ilc) e il Compact Linear Collider (Clc).

Passaggi di consegne e nuove sfide – «Mark Thomson è un fisico di talento con una grande esperienza manageriale. Ho avuto l’opportunità di collaborare con lui in diversi contesti negli ultimi anni e sono certa che sarà un eccellente direttore generale. Sono lieta di consegnargli questo importante ruolo alla fine del 2025». Queste le parole di stima della direttrice Fabiola Giannotti pronta al passaggio di consegne che durerà più di un anno. Anche il presidente del Consiglio del Cern Eliezer Rabinovici ha piena fiducia nel fisico britannico: «Le qualità eccezionali di Mark Thomson danno al Consiglio del Cern la certezza che prenderà con successo il suo posto nella schiera dei direttori generali visionari che hanno guidato il Cern». Se gli auguri sono più che dovuti, bisogna considerare che il Cern attraverserà un momento complesso dovuto a cambiamenti importanti: da un lato, come già detto, entro il 2030 dovranno essere avviate le operazioni del colossale LHC. Dall’altro, sul piano finanziario, si dovranno convincere i governi ad aprire la borsa per l’FCC (Future Circular Collider), un nuovo acceleratore erede dell’LHC, su cui non c’è una convergenza totale dal mondo scientifico per via dei suoi 91 chilometri di diametro e un altrettanto impressionante costo. Si renderanno dunque indispensabili sia le capacità tecniche e di ricerca del fisico, sia le sue abilità manageriali. Ma Thomson accetta la sfida: «Sono onorato di diventare direttore generale del Cern e mi impegno a perseguire la missione scientifica dell’organizzazione, a sviluppare ulteriormente le tecnologie che andranno a beneficio della società nel suo complesso e a unire le nazioni in un impegno condiviso per la ricerca e lo sviluppo, unendo le nazioni in un impegno condiviso per il progresso della scienza per il miglioramento dell’umanità».