Istinto di sopravvivenza. È quello che permette alle teorie del complotto di resistere, a prescindere dal luogo e dal tempo in cui fioriscono. E resistere, a volte, significa scappare. DuckDuckGo è un motore di ricerca statunitense nel quale da mesi hanno trovato rifugio le Cassandre della destra americana. L’esodo è iniziato da quando, due anni fa, Google si è prefissato un obiettivo particolare: individuare e censurare tutti i risultati online che promuovono visioni complottiste sul Covid e sulla pandemia. «La verità è là fuori. Non cercate niente su Google. Usate DuckDuckGo». È solo uno dei tanti commenti apparsi sui social media. Frasi brevi e concise, scritte in alcuni casi a caratteri cubitali, con l’entusiasmo di chi ha trovato condizioni favorevoli per imbastire contro-narrazioni di qualsiasi genere.

Anatomia di un motore di ricerca – Fondato dall’imprenditore Gabriel Weinberg, DuckDuckGo è stato lanciato nel settembre 2008. Stando a quanto riporta il sito, l’aspetto a cui tiene più di ogni altra cosa è la privacy degli utenti. Proprio per questo motivo, non memorizza gli indirizzi IP, codice numerico che identifica il dispositivo utilizzato dall’utente, di cui DuckDuckGo non registra i dati. Ricorre solo ai cookie necessari ed è privo della bolla di filtraggio, che personalizza i risultati. «DuckDuckGo non raccoglie o condivide informazioni personali. Questa è la nostra politica sulla privacy in poche parole», ha dichiarato il fondatore. Ad oggi, detiene circa il 3 per cento del mercato di ricerca degli Stati Uniti. I risultati che appaiono sullo schermo sono generati da un algoritmo fornito da Bing, altro motore di ricerca che appartiene a Microsoft.

La verità sul Covid è là fuori – «State lontani dalle ricerche di Google, utilizzate solo DuckDuckGo!», «Sei stato attentamente indottrinato da Google. Usa DuckDuckgo!», «Cancella Google: passa a DuckDuckGo!». Durante il periodo più duro della pandemia, molti degli utenti americani no-vax, affezionati ad analisi diverse da quelle ufficiali, hanno ripiegato sul motore di ricerca, snobbando quello fondato da Larry Page e Sergey Brin. Tra i vari influencer di destra e dietrologi del Covid-19, un endorsement particolare è arrivato anche da Joe Rogan, commentatore televisivo e comico statunitense. «Se volevo trovare casi specifici di persone che sono morte per lesioni legate al vaccino, dovevo andare su DuckDuckGo, perché non li trovavo su Google”, ha detto Rogan in un episodio del suo podcast andato in onda nel 2021.

I dati non mentono – Secondo il Global Disinformation Index, NewsGuard e la rivista Science, Bing e DuckDuckGo forniscono siti molto più inaffidabili rispetto a quelli di Google. Nonostante in certi casi anche quest’ultimo offra a milioni di utenti risultati discutibili, è bene precisare che l’algoritmo li colloca in fondo alla lista. Ciò significa che i primi due sono molto più esposti al rischio di diventare un ricettacolo di narrazioni distorte e manichee, da cui derivano disinformazione e fake news. Di fronte alle accuse, DuckDuckGo ha cercato di difendersi ricordando che da sempre condanna «gli atti di disinformazione». Inoltre, ha riportato i dati di una ricerca interna, secondo cui gli utenti iscritti hanno orientamenti politici diversi. Un’arringa poco efficace per far cadere le accuse. Una posizione familiare a chi conosce le alterazioni provocate dai colossi del web.