Il prossimo 12 novembre l’accesso ai siti porno sarà bloccato a chi è minorenne. Sì, perché da questo mercoledì entra in vigore un sistema per verificare l’età – che deve essere di almeno 18 anni – perché l’utente possa accedere ai contenuti a luci rosse delle piattaforme. L’obiettivo: limitare l’accesso ai minori, come previsto dalla legge.
Le liste di proscrizione by Agcm – Sono 48 i siti pornografici presenti nella lista ufficiale. Tutti loro dovranno obbligatoriamente verificare l’età degli utenti. Tra gli altri ci sono Pornhub, Youporn, Xvideos, Xhamster, ma anche la più nuova piattaforma Onlyfans. L’Agcm, Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, con la delibera 96/25/CONS ha spiegato che «i gestori di siti web che diffondono in Italia o in un altro Stato Ue immagini e video a carattere pornografico sono tenuti a verificare l’età degli utenti». Tradotto: sei minorenne? Niente immagini porno. Neanche quelle analogiche, delle riviste che i nostri padri nascondevano sotto il materasso. E se non ci saranno gli adeguamenti richiesti dallo Stato il sito che non rispetterà la delibera rischia di essere bloccato secondo il Digital Services Act, regolamento europeo sui servizi digitali approvato nel 2022 dal Parlamento comunitario.
Come funziona la verifica – Per garantire la privacy le piattaforme non potranno chiedere documenti o analizzare un selfie con l’Ai per capire chi è maggiorenne. Le fasi di identificazione sono due. La prima consiste nell’autenticazione su un’app fornita da una società indipendente che si occupa di confermare l’età di ogni utente. Ogni volta che questo proverà accedere alla piattaforma di contenuti per adulti, poi, dovrà fornire un codice digitale univoco – un token – che verrà inviato dal fornitore esterno.
Quattro milioni per un’app – Rimangono dubbi su come questo sistema possa essere implementato senza violare la privacy dell’utente e senza dover fornire a società terze dati sensibili e documenti ufficiali. Al momento l’Unione europea ha sviluppato un’app – costata quattro milioni di euro – in fase di sperimentazione in Danimarca, Francia, Grecia e Spagna. Il duo tedesco-svedese di Telekom e Scytales AB ha chiuso la pratica, realizzando un sistema in grado di rilasciare questi token in maniera sicura. Una sorta di app Io in versione europea, che sta dando risultati positivi e che dal 2026 entrerà a far parte del portafoglio digitale europeo.
Tutela della privacy o metodo Kgb? – Chi vuole rendere accessibili siti e piattaforme per adulti solo dopo aver verificato l’età lo sta facendo per tutelare i minori. Vero è che se un utente maggiorenne va su un certo sito, lo fa da solo, per avere un momento di privacy con sé stesso. E nessuno – o così dovrebbe essere in un paese liberale e democratico – dovrebbe sapere come, dove e quando l’utente accede a queste piattaforme. Oltre Manica la situazione ricorda i metodi del Kgb. In Gran Bretagna i dati che i siti porno possono ora raccogliere mettono molto a rischio l’intimità dei cittadini che ne usufruiscono. Con l’Online Safety Act il governo laburista di Keir Starmer ha detto: se vuoi entrare su PornHub – per esempio – devi registrarti con email, carta di credito o cellulare. Poi c’è Telegram. La versione british dell’app di messaggistica verifica l’età con la scansione facciale. X – ex Twitter – chiede addirittura un documento. I cugini francesi da giugno scorso obbligano i siti ad usare parti indipendenti per verificare l’età degli utenti. E basta solo un selfie. Insomma non è così difficile capire da una foto chi ha 14 anni e chi ne ha 18. Ma si sa, in Francia la rivoluzione è sempre nell’aria. Aylo – società lussemburghese leader del porno e che tra gli altri gestisce anche Pornhub – ha preso una posizione, oscurando i propri siti, sostituendo i video hot con Marianne, l’eroina francese simbolo della rivoluzione che incarna la Repubblica e la scritta “La libertà a un bouton off, pour l’instante”. Tradotto: la libertà non ha pulsanti di spegnimento. La risposta del governo è arrivata con la ministra macronista anti-porno Aurore Bergé – ministra per l’Equità tra Donne e Uomini e per il contrasto alle Discriminazioni – che ha commentato: «Se se ne vanno tanto meglio».
Le scappatoie – Fuggire ai controlli si può. E anche qui ci sarà chi non si piegherà. Sebbene secondo Shufti – società di verifica dell’indentità – solo un utente che vuole entrare sui siti per adulti su quattro è minorenne, molti usano foto invecchiate dall’Ai, documenti dei genitori, navigazione in anonimo, ma i più smart preferiscono usare Vpn – servizio che maschera il vero indirizzo Ip dell’utente – che transitano in un paese straniero. Tradotto: i dati ribalzano su un server extra Ue, dove non ci sono restrizioni e quindi risulta che l’utente si trovi in questo paese, permettendogli di navigare senza incontrare ostacoli. Lo stesso garante della privacy di Parigi ha detto che al momento «tutte le soluzioni proposte possono essere aggirate».




