Un drone in volo per monitorare il territorio.

Un drone in volo per monitorare il territorio.

Prevenire è meglio che curare. Agire per tempo sulle cause prima che sia troppo tardi (e troppo costoso) per la salute del Belpaese. Questo il monito del governo che con il progetto #italiasicura ha messo in campo una task force contro il dissesto idrogeologico della fragile Italia.
Anticipare i danni causati da frane, smottamenti o terremoti oggi si può. A prezzi abbordabili. Le nuove tecnologie sono ormai una realtà matura e applicabile, oltre che, in prospettiva, più economica. Droni, satelliti, radar e sensori wireless potranno portare un risparmio di denaro pubblico da cinque a sette volte superiore sulla conta dei danni.

Mentre a Palazzo Chigi è in corso un incontro tra il governo e i sindaci delle aree metropolitane per fare il punto sulle risorse disponibili e sul cronoprogramma contro il dissesto idrogeologico, si lavora per superare la logica delle emergenze e affrontare “un ritardo di vent’anni”. Una risposta arriva dai droni di ultima generazione. I velivoli comandati a distanza, provvisti di sensori e videocamere, sono in grado di raggiungere luoghi altrimenti inaccessibili e trasmettere immagini e dati utili a monitorare le zone a rischio e contenerne così i possibili danni. Ise-Net, start up dell’incubatore i3p del Politecnico di Torino, monitora frane, valanghe e altri dissesti o fenomeni naturali nella loro evoluzione per poi studiarli. “Ci avvaliamo anche della realtà aumentata che permette tramite dispositivi semplici come smartphone di far visionare i modelli in 3D e svolgere alcune semplici operazioni di misura” spiega Giampiero Amanzio, ingegnere ambientale e consulente della start up.

Un’altra tecnica – già in uso in Lombardia, Liguria e Campania – è quella dei Diffusori Permanenti (Permanent Scatterers, PS) per l’analisi dei movimenti su ampie porzioni di territorio. Uno strumento sviluppato e brevettato dal Politecnico di Milano che consente di seguire nel tempo lo spostamento di punti sul territorio, utile per monitorare l’evoluzione di frane lente o seguire i movimenti indotti, ad esempio, dallo scavo di una galleria.
Un aiuto contro i dissesti viene anche dalle reti di sensori wireless, capaci di trasmettere in tempo reale dati come la posizione o la velocità di spostamento di fenomeni deformativi di versante.

Per vigilare sui fenomeni naturali e sulla loro evoluzione sul territorio si usa anche il radar interferometrico terrestre: a intervalli di tempo stabiliti è in grado di verificare se qualche punto si è mosso e l’entità del suo spostamento. Quest’ultima però «è ancora una tecnica costosa, che tuttavia è stata già utilizzata per monitorare i movimenti della Costa Concordia e il crollo della rupe di San Leo ed è oggi una tecnologia applicabile a quei versanti che presentano significative criticità», come spiega Gianluca Benedetti, consigliere dell’Ordine dei geologi dell’Emilia Romagna.

Elisabetta Invernizzi