Istituto Superiore per la Sanità

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Una ricerca italiana svela “il nascondiglio” del virus della mononucleosi, la “malattia del bacio” degli adolescenti. E’ stato infatti Identificato un nuovo bersaglio del virus di Epstein-Barr (EBV), responsabile della mononucleosi infettiva e di alcuni tumori e malattie autoimmuni. Lo studio, pubblicato su European Journal of Immunology, è firmato dai ricercatori dell’Istituto superiore di sanità (Iss) e finanziato dal ministero della Salute e dall’Associazione Italiana Sclerosi Multipla con la sua Fondazione.

La ricerca identifica nelle cellule dendritiche plasmacitoidi (pdc) un nuovo bersaglio della strategia operata dal virus per sfuggire alle difese immunitarie. La scoperta può aprire la strada per la messa a punto di nuove strategie terapeutiche volte a contrastare la latenza del virus. Finora, gli studi si sono concentrati soprattutto sui linfociti B, principale bersaglio dell’infezione, per identificare come il virus modifica i meccanismi coinvolti nella trasformazione cellulare o nelle alterazioni della risposta immunitaria. La ricerca dell’Iss identifica invece in questo tipo di cellule un nuovo possibile target dell’infezione.

«La conclusione a cui è giunta la nostra ricerca – spiega la coordinatrice del lavoro, Eliana Coccia – consiste nell’aver scoperto un nuovo meccanismo con cui il virus può raggirare, a proprio vantaggio, le difese immunitarie. Questi risultati aiuteranno a mettere a punto nuovi approcci terapeutici in grado di intervenire sui meccanismi di ‘immunoevasione’ adottati dal virus per restare latente».

Il virus di Epstein-Barr appartiene alla famiglia degli herpesvirus ed infetta più del 90 per cento della popolazione umana instaurando un’infezione latente asintomatica. Ma le conseguenze possono anche essere più gravi. In determinati individui Ebv può indurre alcuni tumori, tra cui linfomi e carcinomi. Inoltre, molte evidenze epidemiologiche e cliniche hanno permesso di associare l’infezione da Ebv con diverse malattie autoimmuni, come sclerosi multipla e artrite reumatoide.

Lucia Maffei