
La chiave della resistenza e dell’aggressività di alcuni tumori starebbe nelle “molecole Frankenstein”, capaci di potenziare il DNA.
Le hanno ribattezzate “Frankenstein”, sono cellule chiamate neocromosomi, capaci di rendere letali alcuni tipi di cancro. Il materiale genetico di cui sono fatte proverrebbe dal disfacimento di altri cromosomi, proprio come il mostro di Mary Shelley si componeva di parti di cadaveri. La scoperta viene raccontata da una ricerca condotta dall’istituto Garvan di Sydney e pubblicata l’11 Novembre su Cancer Cell. Secondo la ricerca queste cellule abnormi hanno in comune con Frankenstein anche forza e resistenza: al loro interno, infatti, i geni funzionali alla sopravvivenza del tumore vengono rafforzati in modo imprevedibile.
Questo studio, coordinato dai ricercatori David Thomas e Tony Papenfuss, fornisce una risposta plausibile ad un mistero che assilla la medicina da decenni: come possono i tumori resistere in modo così efficace alle terapie? Non a caso, le cellule Frankenstein sarebbero tipiche soprattutto dei sarcomi e dei tumori del tessuto adiposo, del sangue e del cervello, tutte tipologie di cancro letali nella maggior parte dei casi.
La ricerca assume un rilievo eccezionale anche per i potenziali risvolti terapeutici, perché identifica nelle «suture» che uniscono i geni contenuti nei neocromosomi i bersagli prioritari delle terapie anti-cancro del futuro. Anche se i tempi saranno lunghi, le prospettive sembrano rosee: secondo Thomas, una volta bloccato il meccanismo di amplificazione dei geni «le cellule tumorali sono morte».
Chiara Severgnini