Non solo ChatGPT. L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando anche il settore medico. La conferma arriva da uno studio pubblicato sulla rivista Nature Chemical Biology. Un gruppo di ricercatori del Mit di Boston, di Harvard e dell’università McMaster di Hamilton, in Canada, hanno scoperto un nuovo potente antibiotico che potrebbe aiutare a combattere l’Acinetobacter baumannii, un batterio molto resistente che causa gravi infezioni. La scoperta è stata possibile grazie a un software d’intelligenza artificiale che è riuscito a passare in rassegna quasi 7 mila composti molecolari in meno di due ore.

L'infettivologo Fabrizio Pregliasco, professore dell'Università degli studi di Milano (Ansa/Daniel Dal Zennaro)

L’infettivologo Fabrizio Pregliasco, professore dell’Università degli studi di Milano (Ansa/Daniel Dal Zennaro)

L’Acinetobacter baumanni«È un batterio piuttosto brutto che ha la capacità di diffondersi anche a livello ambientale», spiega Fabrizio Pregliasco, infettivologo e professore dell’Università degli studi di Milano. «La cosa più brutta è che è uno di quelli con più alta resistenza e, di conseguenza, esistono sono pochi antibiotici efficaci. È veramente un criminale perché è pericoloso per le cosiddette infezioni correlate all’assistenza». Sopravvive a lungo su pareti e maniglie, rappresentando un rischio soprattutto negli ospedali: un batterio multiresistente che può portare a polmonite, meningite e ad altre infezioni gravi. L’Acinetobacter baumannii è stato classificato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) come uno dei batteri più pericolosi al mondo, capace di uccidere più di un milione di persone l’anno, e che resiste al 90% degli antibiotici in circolazione.

Lo studio – Grazie a un sistema di intelligenza artificiale e a un ampio database di molecole, i ricercatori statunitensi e canadesi sono riusciti a esaminare circa 7 mila composti, valutandone l’efficacia contro il batterio. Scremati dallo stesso software e poi ulteriormente in laboratorio, si è arrivati alla molecola finale, l’abaucina, studiata anche come potenziale farmaco per il diabete. Lo studio è interessante anche per le modalità d’intervento del componente. «Da un po’ di anni non si trovava un nuovo meccanismo d’azione», continua Pregliasco, «il problema è che i batteri si sono un po’ abituati, con la conseguenza che resistono sempre di più agli antibiotici. L’abaucina sarebbe invece capace di togliere energia al batterio, bloccandone le attività». In altre parole, il nuovo farmaco sarebbe in grado di intervenire solo sull’Acinetobacter baumanni e non su altri tipi di batteri, riuscendo così a uccidere a “spettro ristretto” e riducendo al minimo il rischio della farmaco-resistenza.

L’intelligenza artificiale – A essere sorprendente non è solo la scoperta in sé, ma anche il procedimento con cui ci si è arrivati. L’intelligenza artificiale è già realtà in molti campi e può portare enormi vantaggi in ambito medico. «In questo caso, grazie a un software, si è velocizzato enormemente il lavoro di selezione delle molecole, per arrivare a quelle più promettenti», continua Fabrizio Pregliasco. «La grande capacità dell’intelligenza artificiale, il più grande vantaggio che può portare alla ricerca, è il consumo di informazioni. D’altra parte, questi contributi devono poi essere sempre valutati da cervelli umani». Il nuovo farmaco dovrà ora superare tutti i trial clinici sull’uomo e le autorizzazioni delle autorità regolatorie prima di finire sul mercato. «Sarà un lavoro di affiancamento e di collaborazione, non di sostituzione totale», conclude Pregliasco.