Silvio Garattini

Silvio Garattini mostra la laurea ad honorem. Alle spalle il Rettore Gianluca Vago (foto: Lucia Maffei)

«Stamina? Era chiaro fin dall’inizio che non c’era nulla di fatto bene». Silvio Garattini ha due abitudini: portare i maglioni dolcevita sotto la giacca e parlare chiaro. Al fondatore dell’Istituto farmacologico Mario Neri, l’uomo che ha a cuore la correttezza dell’iter di approvazione dei medicinali fin dai tempi della tesi, bastano due parole per stroncare il metodo di Davide Vannoni: «Una truffa».

La bocciatura arriva a margine dell’inaugurazione dell’anno accademico alla Statale di Milano, durante la quale Garattini ha ricevuto la laurea honoris causa in Chimica e tecnologia farmaceutiche. Prima dell’inizio della cerimonia il professore si è chiesto: «Possibile che negli ospedali pubblici di un Paese civile si possano iniettare dei prodotti indipendentemente dai passaggi previsti per le sperimentazioni?». Eccome, è la risposta che ha dato alla stampa, se in quel Paese i politici «umiliano la scienza adottando provvedimenti senza senso».

[field name=iframe]
(video a cura di Angela Tisbe Ciociola e Gabriele Principato)

Un riferimento a Stamina, ma anche alla presa di posizione di Garattini a favore dei test sugli animali, c’è stato anche nella laudatio introduttiva del Rettore della Statale Gianluca Vago. La laurea ad honorem arriva dopo le battaglie del professore contro «fanatismo, cialtroneria e tutto ciò che non è nell’interesse dei malati». Ma anche come «riconoscimento tardivo» alla sua carriera di studente universitario, iniziata a Milano e conclusa con la laurea in Medicina a Torino.

Una scelta dovuta all’impossibilità pratica di dare uno degli ultimi esami alla Statale, puntualizza Garattini prima di cominciare la lectio magistralis sulle responsabilità dell’accademia nello sviluppo dei farmaci. «Negli Anni Cinquanta bastavano cinque ricette per approvare un farmaco. Oggi il sistema è diventato più complesso». Ma non migliore. Spese irrazionali, brevetti doppione, prescrizioni disinvolte e scarso o nullo fondamento sperimentale – come nel caso Stamina – sono i problemi da affrontare. Le soluzioni? Più considerazione per la scienza, più trasparenza negli studi clinici, e una rinnovata centralità del paziente nel sistema della cura. «Un’utopia che è come l’orizzonte – l’ha definita Grattini in chiusura – Perché rincorrerlo? Per continuare a camminare e migliorare».

Durante gli applausi il Rettore ha consegnato un regalo all’amico e collega: una scatola avvolta in carta argentata, legata con un nastro blu. Dentro, un maglione dolcevita.

Lucia Maffei