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Il pianeta ha la febbre. È quanto emerge nelle celebrazioni della Giornata mondiale della Terra 2021. Ecosistemi distrutti, calamità naturali in aumento: il rapporto sul clima messo a punto da Copernicus – il programma di osservazione del pianeta coordinato dalla Commissione Europea – dipinge uno scenario a tinte fosche. Due gli elementi chiave: la crescita delle emissioni di gas serra e quella delle temperature. Fa caldo nel mondo, sempre di più: la colonnina del mercurio non lascia spazio a interpretazioni e negazionismi. 21,7 gradi, a giugno: sarebbe un clima mite in un pomeriggio andaluso, non però alle isole Svalbard, nel regno dell’orso polare, dove nel 2020 si è registrata una temperatura che a quelle latitudini non si verificava da più di 40 anni. Di solito, anche in piena estate il termometro non dovrebbe superare i 4 gradi.

Il rapporto – Secondo i dati di Copernicus climate change service, nel 2020 i livelli di anidride carbonica nell’atmosfera sono aumentati dello 0,6%, al pari di quelli di metano, che hanno fatto registrare una crescita dello 0,8%: un incremento così elevato non si vedeva dal 2003. Nonostante la chiusura di molte attività produttive a causa della pandemia e l’assenza di circolazione di molti mezzi privati sulle strade l’auspicata inversione di tendenza non si è vista. E il futuro appare sempre più a rischio: sempre secondo Copernicus sono 33 i miliardi di tonnellate di emissioni previste per il 2021, in crescita del 5% rispetto al 2020. Dati drammatici che comportano problemi immediati. Si stima che ogni anno scompaiano oltre 30.000 specie animali. La quota di elettricità mondiale generata grazie a energie rinnovabili non supera il 30% e i rifiuti prodotti nel 2020 hanno superato i 1.100 miliardi di tonnellate. «È più importante che mai utilizzare le informazioni disponibili per agire e adattarsi al cambiamento climatico e accelerare i nostri sforzi per ridurre i rischi futuri», osserva il direttore Carlo Buontempo. «Gli ultimi sei anni sono stati i più caldi di sempre. Temperature superiori alla media sono state registrate principalmente in Siberia settentrionale e in alcune parti adiacenti all’Artide, dove le anomalie hanno raggiunto i 6 gradi». I ghiacci si sciolgono, i mari si alzano, gli animali muoiono di fame.

C3S/ECMWM

Il nuovo accordo Ue – Suriname e Bhutan. Ad accomunare l’ex colonia olandese caraibica e il regno himalayano è il fatto di essere gli unici Stati al mondo ad avere raggiunto il traguardo delle emissioni zero. Gli altri arrancano: la sola Svezia ha promesso di riuscire a diventare interamente green entro il 2045, mentre Cina e Stati Uniti hanno vagheggiato la data del 2060. Dopo il ritiro dell’ex presidente Usa Donald Trump dagli Accordi di Parigi, i grandi del mondo stanno cercando di ricompattarsi per individuare una strategia comune nella lotta al cambiamento climatico. Il 22 e il 23 aprile è in programma un summit virtuale tra 40 capi di Stato e di governo, organizzato da Joe Biden: attesi tra gli altri Papa Francesco, il presidente cinese Xi Jinping e il premier italiano Mario Draghi. «Il mondo è sull’orlo dell’abisso, dobbiamo intervenire», il monito di quest’ultimo. L’inquilino della Casa Bianca chiederà ai suoi omologhi di concordare il mantenimento del riscaldamento globale entro 1,5 gradi su base annuale; l’Unione Europea si presenterà auspicando il taglio delle emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990: un obiettivo ambizioso, tappa intermedia per raggiungere la neutralità climatica. Quando? Non prima del 2050.

La Giornata della Terra – L’idea di organizzare una giornata dedicata all’ambiente nacque nel 1962, quando un Senatore democratico del Wisconsin, Gaylord Nelson, pensò di organizzare una manifestazione di protesta su questioni di interesse ambientale, arrivando a coinvolgere anche il presidente John Fitzgerald Kennedy. Il debutto ufficiale otto anni dopo, il 22 aprile 1970: alla prima Giornata mondiale della Terra parteciparono anche personaggi del mondo dello spettacolo, come Pete Seeger, Paul Newman e Ali McGraw. Con l’avvento di internet la sensibilità dell’opinione pubblica internazionale è andata via via aumentando: al momento vi aderiscono 196 Stati in tutto il mondo. Quest’anno il tema è Restore Our Earth: cosa possiamo fare tutti, per riparare il nostro pianeta dai danni che già ha accumulato in passato.