Si chiameranno GlassUp, sono italiani e come i Google Glass permetteranno di ricevere informazioni, visualizzandole davanti ai nostri occhi. Connettendosi allo smartphone via Bluetooth, e diventeranno un secondo schermo del telefono stesso, «lasciando scorrere davanti ai nostri occhi la moltitudine di informazioni che altrimenti dovremmo leggere sul display del proprio dispositivo», si legge nella nota condivisa dalla società.

Il prototipo degli occhiali, realizzati dall’omonima startup formata da un ex manager, Francesco Giartosio, un ottico, Gianluigi Tregnaghi, e Andrea Tellatin, che ha lavorato con l’azienda che produce lo smartwatch ‘i’m Watch’, ha riscosso così tanto successo al Ces, la Fiera dell’elettronica di Las Vegas, che potrebbe essere pronto a breve, entro il 2014. Per migliorare i GlassUp, il team responsabile del progetto ha appena avviato una campagna di fundraising su Indiegogo. Fino all’8 agosto sarà possibile sostenere il progetto con un minimo di 25 a un massimo di 2500 dollari.

Il modello italiano dovrebbe essere venduto a 299 euro. Prezzo non dissimile dal dispositivo Google, che secondo indiscrezioni non ufficiali di diversi blog tra cui Android-Apps.com e Catwig.com, che hanno smontato il dispositivo in uso attualmente dagli sviluppatori, determinando che i componenti hanno un costo totale di 200 dollari, potrebbe costare intorno ai 350 dollari.

Un prezzo molto più accessibile dei 1500 dollari del modello ora diffuso. Come i GlassUp, anche i Google Glass non saranno in commercio prima del 2014, ma le Autorità di protezione dati di diversi continenti riunite nel GPEN (Global Privacy Enforcement Network), tra le quali il Garante italiano, hanno espresso preoccupazione riguardo all’impatto sulla privacy che potrebbe derivare dall’uso del dispositivo Google.

“Quali informazioni raccoglie Google attraverso i “Glass”, i famosi occhiali a realtà aumentata? Con chi le condivide? Come intende utilizzarle? Come viene garantito il rispetto delle legislazioni sulla privacy? Come pensa Google di risolvere il problematico aspetto della raccolta di informazioni di persone che, a loro insaputa, vengono “riprese” e “registrate” tramite i Glass? Sono solo alcune delle questioni che le Autorità per la privacy hanno sollevato, inserendole poi in una lettera indirizzata alla multinazionale californiana che sviluppa il dispositivo.

Alexis Paparo