La saga Sonyleaks non è ancora finita. La casa di produzione cinematografica americana ha deciso, il 17 dicembre, di ritirare l’uscita natalizia dell film “The interview”. Una mossa quasi inevitabile dopo la minaccia del gruppo terroristico “I Guardiani della pace”, che si dicevano pronti a un nuovo attentato su suolo americano, vicino ai cinema che avessero trasmesso il film. «Il mondo – recita il messaggio – sarà pieno di paura. Ricordatevi l’11 settembre del 2001. Vi consigliamo di tenervi a distanza da quei posti. Qualsiasi cosa capiti nei prossimi giorni è solo colpa della cupidigia della Sony Pictures Entertainment».

A bloccare la pellicola ci si è messa un’inedita alleanza tra terroristi e hacker. Prima delle minacce c’era stato un maxi-attacco informatico alla Sony: milioni di file sottratti alla casa americana il 24 novembre e pubblicati in Rete. Un’operazione che, secondo gli investigatori americani, avrebbe come regista il governo nordcoreano. A scatenare le proteste contro il film è infatti la trama, che vede un conduttore televisivo e il suo produttore, aiutati dalla CIA, elaborare un piano per eliminare il dittatore Kim Jong Un. Il tutto in vena comica e sotto forma di parodia, ma la questione è diventata estremamente seria.

Dentro alle email dei dirigenti Sony, gli hacker hanno trovato – e divulgato – davvero di tutto. Insulti razzisti sui gusti cinematografici del presidente Obama; l’ossessione di Steven Spielberg di finanziare la futura campagna elettorale di Hilary Clinton; commenti sulla stravagante personalità di Angelina Jolie, definita una “mocciosa senza talento”. E anche l’approvazione di almeno due ufficiali del governo americano sulla trama del film.
Ciò che avrebbe fatto più infuriare gli infiltrati sarebbe la scena finale (qui il video): il lungometraggio si conclude con l’esplosione della testa di  Kim Jong Un. Inaccettabile per i misteriosi terroristi, che hanno lanciato un’immagine di uno scheletro rosso firmandosi ‘GOP’, acronimo di Guardiani della Pace. Minacciavano prima di diffondere i dati riservati della Sony raccolti nell’attacco, promessa prontamente mantenuta. Poi di provocare un nuovo 11 settembre ed è qui che il lancio del film si è fermato.
Il fronte ora dal cinema si sposta alla politica internazionale. Con il presidente americano Barack Obama che ha già preso una posizione netta: «Il cyberattacco è molto serio, stiamo indagando. Saremo vigili e se vedremo qualcosa allerteremo il pubblico. Ma la mia raccomandazione è andate al cinema».

Il messaggio di minacce mandato alla Sony, dopo l’attacco del 24 novembre, dal gruppo di hacker “I guerrieri della pace”

Michela Rovelli