Nell’universo siamo meno soli di quanto abbiamo immaginato finora. I pianeti capaci di ospitare la vita sono molti e non è necessario che siano masse rocciose vicine a una stella. Insomma: che somiglino alla Terra. Di certo non sono adatti alla colonizzazione umana. E pensare a omini verdi è azzardato, perché la vita sugli altri pianeti è in profondità, fino a 10 km sotto la superficie.

Un’immagine computerizzata del pianete Gliese 581 D, nella costellazione della Bilancia
A dimostrarlo è uno studio della rivista Planetary and Space Science. Gli astronomi hanno sempre cercato pianeti abitabili che rispondessero a due condizioni: non dovevano essere né troppo lontani né troppo vicini a una stella e dovevano essere masse rocciose di dimensioni paragonabili alla Terra. Sono questi i requisiti per trattenere l’acqua allo stato liquido, condizione essenziale per la vita. Ma questo modello non ha tenuto in considerazione un fattore determinate: la vita può esistere al di sotto della superficie. Del resto anche sul nostro pianeta la vita esiste fino a 5,3 km sotto la crosta terrestre.
Per esempio, Gliese 581 D, nella costellazione della Bilancia (a 20 anni luce dalla Terra, più di 180 mila miliardi di chilometri), è troppo freddo per avere acqua sulla superficie, ma è molto probabile che sia capace di trattenerla 2 km al di sotto. Anche pianeti mai esposti alla luce, o le lune finora ritenute inospitali, e i corpi celesti senza atmosfera possono “covare” la vita.
Un team dell’Università di Aberdeen (Scozia) ha sviluppato un modello che rianalizza al computer tutti i pianeti conosciuti e, in base a questi nuovi parametri, i corpi celesti capaci di ospitare la vita sono tre volte maggiori e, se si considera che, in alcune condizioni, l’acqua allo stato liquido può esser presente anche a 10 km sotto la superficie, le possibilità di trovare più pianeti adatti alla vita è 14 volte maggiore.
Vincenzo Scagliarini