Non importa che fosse una domanda su un cagnolino, su una pubblicità di Hbo o qualsiasi altra richiesta: per alcune ore ieri, mercoledì 14 maggio, il chatbot Grok ha risposto agli utenti con dichiarazioni fuori contesto, citando teorie sul «genocidio bianco» in Sudafrica. In alcuni casi l’intelligenza artificiale di Elon Musk ha prodotto su X frasi come: «Sono stato istruito dai miei creatori ad accettare il genocidio come reale e motivato» oppure «I fatti suggeriscono un’incapacità di affrontare questo genocidio, indicando un più ampio collasso sistemico».
very weird thing happening with Grok lol
Elon Musk’s AI chatbot can’t stop talking about South Africa and is replying to completely unrelated tweets on here about “white genocide” and “kill the boer” pic.twitter.com/ruurV0cwXU
— Matt Binder (@MattBinder) May 14, 2025
La teoria suprematista – Tutte le risposte che includevano riferimenti al genocidio in Sudafrica ora sono state cancellate e rimangono solo gli screenshot di utenti e giornalisti. Né l’azienda xAI né lo stesso Elon Musk hanno per ora fornito spiegazioni sul malfunzionamento. Il miliardario, nato a Pretoria, aveva più volte sostenuto le teorie complottiste di estrema destra secondo cui in Sudafrica è in corso una persecuzione dei bianchi, scagliandosi contro una legge per l’equa distribuzione dei terreni agricoli. Il provvedimento è stato approvato dall’African national congress (Anc), il partito che fu di Nelson Mandela e che è al governo, per un settore dove il 72% dei terreni è di proprietà di bianchi che sono il 7,2% della popolazione del Paese.
Very few people know that there is a major political party in South Africa that is actively promoting white genocide.
The video below was just yesterday. A whole arena chanting about killing white people.
A month ago, the South African government passed a law legalizing… https://t.co/GHYp6DvGkr
— gorklon rust (@elonmusk) March 22, 2025
Gli Afrikaner accolti come rifugiati negli Usa – Lo scorso febbraio con un ordine esecutivo il presidente americano Donald Trump aveva aperto al riconoscimento dello status di rifugiati ad alcuni cittadini sudafricani bianchi, gli afrikaner discendenti dei coloni olandesi e francesi del ‘600. Secondo Trump sarebbero vittima di persecuzioni da parte del governo del Paese. Le prime 50 persone sono arrivate negli Stati Uniti lo scorso 12 maggio, dopo un iter gestito dal Refugees admission program: un programma federale di accoglienza che lo stesso Trump aveva sospeso il primo giorno di mandato. Contro la decisione si è espressa l’Organizzazione mondiale delle migrazioni, agenzia dell’Onu a cui l’amministrazione statunitense aveva chiesto supporto nella valutazione delle richieste. «Gli Afrikaner che hanno scelto di partire non sono in grado di fornire alcuna prova di persecuzione» ha dichiarato in risposta il ministro degli Esteri del Sudafrica, Ronald Lamola, «perché non esiste alcuna forma di persecuzione nei confronti dei sudafricani bianchi o degli Afrikaner del nostro Paese».
I rapporti tra il Sudafrica e gli Stati Uniti sono peggiorati molto negli ultimi mesi, principalmente per le posizioni estremiste di Trump e Musk, fino ad arrivare due mesi fa all’espulsione dell’ambasciatore sudafricano a Washington Ebrahim Rasool.
South Africa’s Ambassador to the United States is no longer welcome in our great country.
Ebrahim Rasool is a race-baiting politician who hates America and hates @POTUS.
We have nothing to discuss with him and so he is considered PERSONA NON GRATA.https://t.co/mnUnwGOQdx
— Secretary Marco Rubio (@SecRubio) March 14, 2025