Topi dal pelo lungo e folto, creati in laboratorio per studiare un possibile ritorno in vita del mammut lanoso. L’americana Colossal Biosciences lo ha fatto con il sistema Crispr – “forbici” molecolari per intervenire su caratteri specifici del dna – modificando embrioni di topi e inserendo geni simili a quelli del mammifero scomparso definitivamente quattromila anni fa. Lo studio, pubblicato il 4 marzo sulla piattaforma Biorxiv e non ancora sottoposto a revisione indipendente, mostra come i topi abbiano sviluppato nel corso delle settimane una vera e propria pelliccia. L’obbiettivo è quello di raccogliere dati per arrivare alla de-estinzione della specie, con il primo cucciolo di mammut che secondo Ben Lamm, ceo dell’azienda di biotecnologie, «arriverà entro la fine del 2028 da una madre elefante surrogata». I ricercatori della Colossal, con sede in Texas e un valore che supera i dieci miliardi di dollari, vorrebbero anche riportare in vita il tilacino (tigre della tasmania, l’azienda ha anche sede in Australia) e il dodo, uccello estinto alla fine del 1600.
Lo studio – Il team di scienziati ha esaminato un totale di 120 sequenze genetiche tra varie specie di mammut estinti ed elefanti dei giorni nostri, isolando le caratteristiche che rendono l’animale preistorico diverso. Si tratta principalmente della pelliccia e della distribuzione del grasso corporeo, tratti legati alla protezione dal freddo. Hanno poi inserito i geni responsabili di quei connotati fisici nel dna di un gruppo di topi: «Il topo lanoso della Colossal segna un momento spartiacque nella nostra missione di de-estinzione del mammut lanoso» ha detto Lamm, che ha aggiunto: «abbiamo dimostrato di saper ricreare combinazioni genetiche per cui la natura impiega milioni di anni». La de-estinzione consiste nell’apportare modifiche genetiche a una specie esistente fino a renderla di fatto simile o del tutto uguale a una estinta. Nel caso dei mammut, la Colossal prevede di partire dall’elefante indiano, geneticamente identico al 99,6%. Anche per il tilacino è già in corso uno studio simile, mentre il progetto per il dodo è ancora in fase di raccolta dati.
Le reazioni – Se l’esperimento sembra aver raggiunto i risultati sperati per quanto riguarda il pelo, la stessa cosa non è accaduta per la corporatura e il grasso corporeo. È lo stesso Lamm a dirlo, intervistato dal Guardian, ammettendo che «l’efficienza delle modifiche è stata variabile». L’esperimento ha raccolto critiche da parte di alcuni esperti, sostenendo che il risultato in sé non acceleri davvero il processo per arrivare alla de-estinzione. “È ben lontano dal creare un mammut o un topo mammut, è solo un topo che ha alcuni geni special”, afferma su Nature Stephan Riesenberg, ingegnere del genoma presso il Max Planck Institute di Lipsia, in Germania. Di un’opinione simile è anche Robin Lovell-Badge, responsabile della biologia delle cellule staminali e della genetica dello sviluppo presso il Francis Crick Institute di Londra, che sul Guardian scrive: «Così com’è, abbiamo dei topi pelosi dall’aspetto carino, senza alcuna comprensione delle loro fisiologia e comportamento. Questo non porta più vicini a sapere se alla fine saranno in grado di dare a un elefante tratti utili simili a quelli dei mammut». Un altro problema è che lo studio non comprende verifiche sull’effettiva resistenza al freddo che i topi dovrebbero aver sviluppato. Su questo Lamm ha annunciato nuovi test nei prossimi mesi.