di Mauela Gatti e Giovanni Marrucci

Neil Harbisson è il primo cyborg riconosciuto dalla legge, ossia un uomo in carne ed ossa a cui sono stati trapiantati membra o organi sintetici. Classe 1982, da bambino gli venne diagnosticata l’acromatopsia, una malattia che gli impediva di distinguere i colori. Per questo decise di sviluppare e di impiantarsi in modo permanente nel cranio un’antenna in grado di trasformare le onde dei colori in onde sonore. Lui – insieme a Moon Ribas, artista catalana che ha nel gomito un sensore in grado di rilevare le vibrazioni sismiche – saranno ospiti a Milano della prima edizione italiana di Campus Party. Un “campeggio dell’innovazione”, dove duemila campuseros parteciperanno a quattro giorni di laboratori, hackathon e incontri sui temi di tecnologia, scienza, business e intrattenimento. Quattrocento ore no stop di lavoro, dal 20 al 23 luglio al MiCo (Portello). Oltre ai due cyborg, altre voci autorevoli dell’evento saranno quelle di Federico Faggin, il papà di microchip, touchpad e touchscreen, di Chance Glasco, il co-fondatore di Call of Duty, e della giovane promessa dell’ingegneria aerospaziale, Anna Frosi.

Cos’è Campus Party – L’ultima edizione si è chiusa domenica 18 giugno a Brasilia: 5mila campuseros, più di 250 ore tra speech e workshop e quasi 65mila visitatori in cinque giorni. Numeri che aiutano a far capire che cosa attende Milano fra circa un mese. Campus Party è il festival più grande al mondo su talento e innovazione. Con protagonisti i giovani dai 18 ai 28 anni, che hanno la possibilità di accamparsi in tenda per tutta la durata della manifestazione (un biglietto per l’edizione italiana costa 290 euro) e incontrare aziende e istituzioni. Il format, nato in Spagna nel 1997, conta finora 61 edizioni organizzate in 11 Paesi, principalmente dell’America Latina. Nel continente sudamericano è ormai un appuntamento fisso, tanto che, dopo la rassegna meneghina, Campus Party tornerà in Brasile con due edizioni a Salvador de Bahia e San Paolo. «I ragazzi sono pronti a cambiare il mondo e la propria nazione. Noi creiamo lo strumento perché questo possa accadere», ha detto il Ceo Carlo Cozza.

App in the city – Tra i partner di Campus Party anche il Comune di Milano, che parteciperà con il progetto “App in the city”. «Ci siamo chiesti come fare per rendere fruibili e disponibili tutte le straordinarie app che esistono già sul nostro territorio, da quella per saltare le code all’anagrafe a quella per trovare il campo di calcetto libero più vicino – spiega l’assessore alla Trasformazione digitale Roberta Cocco -. Così abbiamo pensato a un hackaton per raggiungere quest’obiettivo e creare una sorta di “bocchettone” che permetta di trovare subito ciò che si cerca. La Giunta ha deciso che chi vincerà la sfida riceverà un contributo per realizzare concretamente il progetto».

Il primo nano-satellite made in Italy – «Siamo frutto delle storie che ci hanno appassionato». È per questo che Anna Frosi ha deciso di intervenire a Campus Party, dove i giovani possono incontrare aziende, istituzioni e community e lavorare insieme. Anna ha 28 anni, è laureata in ingegneria spaziale al Politecnico di Milano e sta progettando per conto della Nasa il primo nano-satellite che, alla fine del 2018, partirà verso la Luna e poi verso Marte. A chi le chiede perché non sia andata a cercare lavoro all’estero risponde così: «Ho deciso di restare per restituire all’Italia quello che ho imparato qui. Certo, sono stata fortunata», continua la scienziata, «perché ho avuto la possibilità di fare quello che sognavo, di partire da un’idea e portarla a realizzazione passando per tutte le fasi. Credo che gli studenti debbano avere la possibilità di rimanere in Italia e spendersi qui. Dobbiamo coinvolgere il sistema, come a Campus Party, per permettergli di farci crescere».