L'amministratore delegato di Apple, Tim Cook, in carica dal 24 agosto 2011.

L’amministratore delegato di Apple, Tim Cook, in carica dal 24 agosto 2011.

La guerra dei dati si combatte a colpi di privacy. L’ultima bordata arriva dall’amministratore delegato di Apple, Tim Cook, durante il suo intervento del primo giugno all’evento Epic 2015 – giornata organizzata dall’omonima ong americana che dal 1994 si batte a difesa della privacy sul web. «E’ incredibile come alcune aziende divorino qualsiasi informazione possano rintracciare su di voi, per poi monetizzarla. Ad Apple crediamo che questo comportamento sia sbagliato». E a Google e Facebook sono fischiate le orecchie.

Con il lancio di Google Photo, avvenuto lo scorso 28 maggio, la questione dell’utilizzo dei dati personali degli utenti torna d’attualità e, nelle intenzioni di Cook, segna la differenza fra l’approccio di Cupertino e quello di Mountain View. «L’idea che i nostri clienti debbano scegliere se avere maggior privacy o maggior sicurezza – ha affermato il Ceo di Apple – va respinta sul nascere. E’ un nostro dovere garantirle entrambe. Quello della riservatezza deve essere un diritto fondamentale delle persone». Ma la nuova app di Google non si discosta molto da iCloud. Entrambe offrono uno spazio virtuale di archiviazione per le foto degli utenti in cambio una fetta di privacy.

Ad un anno dall’intervista rilasciata da Cook al giornalista americano Charlie Rose, il successore di Steve Jobs torna dunque sulla questione della privacy e non perde l’occasione per rispondere alle critiche ricevute dal sistema di crittografia delle conversazioni del sistema iOS 8. Secondo i detrattori, la stretta politica di privacy adottata da Apple – non ci sarebbe alcuna chiave di decriptazione per accedere alle informazioni degli utenti – potrebbe causare gravi rischi per la sicurezza dei cittadini. «I criminali – ribatte Cook – stanno utilizzato qualsiasi strumento a loro disposizione per entrare negli account delle persone. Sapendo che la chiave è nascosta da qualche parte, non si fermeranno finché non l’avranno trovata».

Non manca la stoccata a Facebook. Senza menzionare direttamente l’azienda di Mark Zuckerberg, il Ceo di Apple critica la diffusione di servizi gratuiti accessibili attraverso il social network a patto che l’utente ceda l’accesso ad alcuni dati personali. «Magari vi attrae la possibilità di avere servizi gratuiti – ha affermato Cook, richiamandosi a concetti già espressi in un’intervista dello scorso febbraio al Telegraph -, ma chissà per quali scopi di advertising saranno utilizzate. Un giorno gli utenti comprenderanno tutto questo».

Nicola Grolla