1774220-laboratorio«La ricerca biomedica italiana è sotto attacco». Alla mancanza di fondi degli istituti di ricerca si aggiungono sentenze di condanna e nuove barriere normative. Questa volta non sono gli scienziati italiani a dare l’allarme, ma un duro editoriale di Nature Neuroscience, rivista appartenente a un gruppo editoriale con sede a Londra, che insieme alla rivista americana Science pubblica tutti i più importanti risultati scientifici ottenuti nel mondo.

L’editoriale parte elencando i momenti di difficoltà vissuti dai ricercatori italiani in questi ultimi due anni: il taglio dei finanziamenti annunciato a luglio 2012, la condanna per il terremoto dell’Aquila ad ottobre 2012 e, in particolare, una nuova legislazione sulla sperimentazione animale proposta ad agosto che potrebbe «minare quasi tutta la ricerca biomedica del Paese».

La rivista scientifica critica soprattutto la recente legge sulla sperimentazione animale, nata dal recepimento di una direttiva europea del 2010 ma non ancora effettiva (è stata approvata solo in via preliminare dal Consiglio dei Ministri giovedì 21 novembre). La norma prevede il divieto di allevare e di usare in laboratorio cani, gatti e primati (già oggi l’80% delle cavie usate in Europa sono topi e ratti) e obbliga a somministrare analgesici prima di ogni procedura, iniezioni incluse. Il passaggio che preoccupa gli scienziati inglesi e che ha spinto Nature Neuroscience a parlare di «attacco alla ricerca italiana» è quello che «vieta l’utilizzo di animali per gli xenotrapianti».

Si tratta di trapianti di cellule od organi da una specie all’altra, su cui attualmente si basa buona parte della ricerca oncologica: si prelevano cellule dal tumore di un paziente e si impiantano nei topi, per seguire nell’animale andamento della malattia ed effetto delle cure.

La macchina di protesta ha cominciato a muoversi anche in Italia. Ecco alcune iniziative.

L’associazione “Pro Test“, attiva nel campo dell’informazione su tematiche scientifiche e animaliste, ha manifestato il 19 settembre a Montecitorio e organizzato una serie di conferenze sul tema per sensibilizzare l’opinione pubblica. I direttori degli Istituti di ricerca oncologica in Italia hanno firmato la petizione della Federazione italiana scienze della vita. Un’altra raccolta di firme a favore della libertà di ricerca si trova su salvalasperimentazioneanimale.it. Gli animalisti hanno concluso il 2 novembre scorso la petizione online Stop Vivisection che ha superato la quota di un milione di firme raccolte contro la sperimentazione animale.

Maria Chiara Furlò