vaccinazioni-infantili-opinioni-contrarieNiente più punture, disinfettanti e bimbi che piangono. Il Movimento 5 Stelle Lombardia ha presentato un progetto di legge regionale che prevede la “sospensione dell’obbligo vaccinale in età evolutiva”. Meglio lasciare ai genitori la libertà di decidere se sottoporre i propri figli alla tanto fastidiosa punturina. Senza contare che rendere i vaccini non obbligatori, secondo il M5S lombardo, farebbe risparmiare non poco il Sistema Sanitario Nazionale. E metterebbe a tacere, una volta per tutte, le polemiche sui temuti collegamenti tra alcune gravi malattie e le vaccinazioni in età pediatrica. “La salute non è il pericolo”, assicura il primo firmatario del progetto, il pentastellato Dario Violi. Il testo prevede, infatti, l’istituzione di un “osservatorio” pronto a valutare, ogni sei mesi, l’andamento epidemiologico delle malattie per le quali è sospesa l’obbligatorietà delle vaccinazioni e dà al Presidente della Regione la facoltà di ripristinare l’obbligo in caso di “pericolo per la salute pubblica”. Ma quali sono i rischi di una mossa del genere?

“La proposta non è da condannare a prescindere”, spiega Nicola Principi, professore di Pediatria all’Università degli Studi di Milano ed ex direttore della clinica pediatrica De Marchi, “l’idea alla base del progetto è la norma negli altri Paesi industrializzati”. In effetti, oltre all’Italia, in Europa solo Francia e Belgio continuano ad imporre l’obbligo di vaccinazione. Nel nostro Paese, il Veneto è l’unico ad essersi allineato alle regole internazionali per l’uso dei vaccini: da quasi cinque anni sono i genitori a scegliere se e contro cosa immunizzare i bimbi.

I rischi, però, ci sono e potrebbero portare anche a gravi conseguenze: “Il vaccino protegge chi lo fa, ma ha anche una importante funzione collettiva: se si raggiungono coperture di protezione elevate, del 90% circa, si arriva alla cosiddetta ‘immunità di gregge’ per cui risultano coperti anche i non vaccinati, perchè l’agente infettivo non circola più”. Il rischio, quindi, sarebbe che ai cosiddetti “non vaccinatori” (il 5% della popolazione contrario ai vaccini) si aggiungano anche coloro che decidano di non vaccinarsi. Questo comporterebbe un abbassamento della soglia di copertura globale e metterebbe a serio rischio chi per ragioni mediche non può vaccinarsi: “il bambino immunodepresso che non può vaccinarsi ma è protetto solo perchè gli altri si vaccinano. Quelli come lui sarebbero le vere vittime”, spiega il professor Principi.

Quindi: va bene eliminare l’obbligo, ma ad alcune condizioni, seguendo l’esempio virtuoso del Veneto: “La Regione si deve impegnare in costanti ed efficaci campagne di sensibilizzazione ed educazione sanitaria, in modo da eliminare l’obbligo solo quando la popolazione abbia raggiunto  un elevato grado di consapevolezza sull’importanza dei vaccini”. Un suggerimento viene anche dall’estero, dove sono in vigore forme di” obbligo indiretto”. Come nel Regno Unito, dove i medici guadagnano tanto più quanto il numero di loro assistiti vaccinati aumenta. O come negli Stati Uniti, dove le vaccinazioni non sono obbligatorie, ma se non sei vaccinato non puoi andare a scuola.

Stefania Cicco